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Staminali: Aifa a commissione Lombardia, piu' di ordinanza non potevamo fare (2)

28 aprile 2014 | 18.37
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(Adnkronos Salute) - Nel corso delle audizioni di oggi sono stati sentiti anche Sergio Pecorelli, presidente del Cda di Aifa, e Mario Melazzini, che negli anni in cui piovevano le ordinanze dei giudici che autorizzavano i pazienti ai trattamenti Stamina è stato assessore alla Sanità della Regione Lombardia (un incarico durato dall'ottobre 2012 fino all'insediamento della Giunta Maroni nel 2013).

L'Italia, ha sottolineato Pecorelli, "è l'unico Paese al mondo in cui la magistratura ordina terapie e dobbiamo chiederci perché. Le agenzie nazionali del farmaco hanno un compito unico che è la tutela della salute pubblica e nelle incertezze difenderanno sempre il cittadino, mai la politica o chiunque altro". Pani ha ripercorso le tappe di Stamina a Brescia, tornando anche sull'autocertificazione prodotta dall'azienda ospedaliera lombarda, e sulla "non sussistenza dei requisiti richiesti" dal decreto Turco-Fazio 2006. Sulla reale assenza di scopo di lucro, ha inoltre sottolineato il vertice Aifa, "sono in corso accertamenti nell'ambito dell'inchiesta di Torino".

L'ordinanza che ha dato lo stop a Brescia, ha ribadito, "riguardava solo la manipolazione delle mesenchimali, non ha messo in discussione il fatto che i Civili fossero un'eccellenza sulle staminali ematopoietiche". Per Pani, "ad innescare incomprensioni è stata anche la scelta di impugnare la nostra ordinanza davanti al Tar. Impugnazione caldeggiata dalla Regione Lombardia". Il direttore generale dell'Agenzia del farmaco è poi tornato anche sul fatto che il metodo Stamina non era coperto da brevetto, che "il protocollo è risultato copiato in alcune parti da Wikipedia, e che c'erano solo domande di brevetto, la prima del 2010, alla quale l'ufficio Usa ha risposto rigettando la richiesta. E' stato anche segnalato che eventuali trattamenti non escludevano rischi per la salute", ha continuato. (segue)

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