(Adnkronos Salute) - A marzo 2013, dopo che la stampa dedica ampio spazio alle storie di pazienti 'simbolo' come la piccola Sofia o Celeste, arriva il decreto legge Balduzzi, che intende assicurare una parità di trattamento tra tutti coloro che hanno avviato il protocollo all'ospedale di Brescia, consentendone la conclusione e prevedendo un monitoraggio clinico.
Si istituisce inoltre una precisa procedura di valutazione degli esiti del loro impiego, da affidare a competenti istituzioni tecniche sanitarie. Durante l'esame al Senato, all'articolo 2 viene approvato all'unanimità un emendamento che prevede una specifica sperimentazione (allargata quindi anche a casi non oggetto di provvedimento dell'autorità giudiziaria) di impiego di medicinali per terapie avanzate preparati su base non ripetitiva con uso di cellule stamina li mesenchimali: l'unico, a quel momento, è il metodo Stamina.
Il caso diventa di rilevanza internazionale e scienziati italiani e stranieri esprimono un giudizio decisamente negativo su tale emendamento in quanto, così facendo, l'Italia rischia di eliminare drasticamente tutte le regole scientifiche che invece sono state sempre ritenute necessarie. (segue)