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Stampa Usa: "Spaccatura con il Vaticano, Pompeo respinto"

01 ottobre 2020 | 12.13
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Afp
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L'arrivo di Mike Pompeo a Roma ha ampliato, e non ricucito, le tensioni diplomatiche tra Washington e Santa Sede. E' questo il senso dei diversi articoli che la stampa Usa oggi dedica alla prima giornata romana del segretario di Stato americano, con ricostruzioni dettagliate di inviati e corrispondenti della lite diplomatica con il Vaticano per i rapporti con la Cina.

"La spaccatura diplomatica sui rapporti con il governo cinese si è accentuata ieri quando il segretario di Stato Mike Pompeo ha esortato la chiesa cattolica a mettere in campo la sua autorità morale in nome dei credenti perseguitati in Cina", scrive oggi il Washington Post che spiega che al centro della disputa tra Usa e Santa Sede "c'è un negoziato segreto per la nomina dei vescovi cattolici in Cina".

Il giornale americano sottolinea come "la tensione tra Casa Bianca e Vaticano stia attirando una grande attenzione in Italia, un Paese fortemente cattolico". Ed ha intervistato Francesco Sisci, professore di Relazioni internazionale all'Università di Pechino, che ha espresso la convinzione che Pompeo avrebbe avuto l'udienza dal Papa se non avesse polemizzato con il Vaticano con il suo "tono".

"L'articolo di Pompeo non era stato attentamente calibrato con il Vaticano che ha spinto l'intera Chiesa cattolica ad alzarsi e dire 'come osa?", ha detto ancora il sinologo, riferendosi all'articolo del segretario di Stato in cui ha esortato la Santa Sede a non rinnovare l'accordo con Pechino per non mettere a rischio la sua autorità morale. "La situazione dei diritti umani in Cina è molto complicata - ha aggiunto - in tutta onestà, dal punto di vista della Chiesa cattolica, questo significa muoversi verso l'obiettivo, se parliamo dei cattolici in Cina, ci sono risultati, non è una cosa incredibile, ma sono risultati".

Il New York Times parla di un Pompeo "respinto" dal Vaticano, per il rifiuto del Papa di riceverlo in udienza, che "attacca" sulla Cina e "si allinea con i critici del Papa". E ricorda come "un indignato Vaticano abbia considerato l'articolo di Pompeo più come un'offesa calcolata che un gesto diplomatico", sottolineando che il segretario di Stato ha anche promosso con un tweet l'editoriale che aveva pubblicato su un giornale religioso.

"La tensione è esplosa quando Pompeo è arrivato a Roma", aggiunge ancora il quotidiano newyorkese che cita anche osservatori convinti che la "visita di Pompeo non abbia solo a che vedere con la Cina ma anche con le imminenti elezioni presidenziali".

Anche il Los Angeles Times sottolinea come l'arrivo a Roma di Pompeo abbia "ampliato la disputa con il Vaticano sulla Cina" perché il segretario di Stato Usa ha "usato il suo intervento al seminario religioso organizzato dall'ambasciata Usa presso la Santa Sede per attaccare Pechino per enormi violazioni dei diritti umani ed ha esortato il Vaticano ad unirsi all'amministrazione Trump nel fare la stessa condanna". Il quotidiano nota poi come Pompeo "nel suo discorso ha citato soprattutto Giovanni Paolo II, un eroe per i cattolici conservatori ed altri cristiani".

"Pompeo fa pressioni sul Vaticano sulla questione dei diritti umani in Cina" è il titolo del Financial Times che anche parla di "disputa con la Santa Sede per i suoi tentativi di appeasement con Pechino per proteggere i diritti dei cattolici in Cina". "Ieri Pompeo sembra aver aumentato le sue pressioni sul Vaticano", conclude.

Interessante la posizione espressa da 'Crux' con un articolo di John Allen, il vaticanista americano, fondatore e direttore del giornale online cattolico, che era moderatore del Simposio di ieri a Roma. "Sulla Cina il Vaticano e gli Stati Uniti rischiano di partire da presupposti reciproci sbagliati", è il titolo dell'analisi di quella che viene definito "l'ultimo capitolo dell'incomprensione", dovuta ad un endemico "gap culturale", tra Washington e Santa Sede.

Secondo Allen da parte del Vaticano "sembra che vi sia il sospetto che Pompeo i suoi colleghi stiano facendo giochi politici, con l'intenzione di apparire severi con il Papa sulla Cina per ottenere voti". Ma, aggiunge, "la grande maggioranza degli americani che voteranno probabilmente non sanno nulla della posizione del Vaticano sulla Cina e non se ne curano".

Mentre il presupposto sbagliato da cui partirebbe Pompeo - che considera la Cina "l'impero del Male" con la stessa convinzione con cui durante la Guerra Fredda si guardava in questo modo all'Unione Sovietica - è quello di "credere che il Vaticano sia naive su quello che sta succedendo in Cina e che se gridano spesso e forte il messaggio potrà arrivare".

Mentre invece al Vaticano "sono estremamente ben informati della realtà sul terreno" attraverso "la rete di vescovi, preti, missionari e laici" da "fare invidia a qualsiasi apparato di intelligence secolare, Usa compresi". "Invece il Vaticano ha una filosofia diplomatica differente su come gestire gli attori cattivi - conclude - nella lunga durata, sono convinti il dialogo è una strategia migliore che l'isolamente o lo scontro e che, con la pazienza, piccole conquista possono tradurre grandi dividendi".

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