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Stangata carburanti: +10% in un anno

13 novembre 2018 | 10.19
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''Benzina, diesel, gas. I prezzi dei carburanti in un anno sono aumentati del 9,8%. Tutti abbiamo notato questa impennata sul prezzo dei carburanti eppure in Italia il costo per un litro di benzina senza tasse e accise sarebbe di 50 centesimi a litro. Sulla benzina abbiamo una componente fiscale pari al 64% del costo totale, vale a dire 1,012 euro a litro, mentre il prezzo industriale per litro è pari a 0,560 euro". E' quanto afferma Federcontribuenti citando dati elaborati in una sua indagine.

Quanto al "diesel, componente fiscale pari al 61% cioè più 0,879 euro a litro mentre il prezzo industriale è di 0,570 centesimi di euro. Eliminando tasse e accise il costo a litro sarebbe uguale con gli altri Paesi europei, vale a dire circa 0,50 centesimi a litro. E anche se gli altri Paesi tassano il carburante - prosegue la nota - l'Italia resta in testa alla classifica per il peso fiscale a litro: ben 1 euro in più a litro''.

''L'andamento dei prezzi di carburante influisce sui prodotti a largo consumo perché, se il trasporto aumenta del 10% - rileva Federcontribuenti - i prodotti che acquistiamo aumentano dell'11% e i contribuenti pagheranno un 42% in più di tasse – non dimentichiamo l'Iva sui prodotti - a coprire le spese di trasporto e per l'aumento del prodotto che acquista".

Nel solo 2017 "i balzelli sui carburanti hanno assicurato un guadagno per lo Stato pari a 26 miliardi di euro conquistando il quarto posto sulla scala delle Entrate Erariali'', sostiene l'indagine.

Secondo il Presidente di Federcontribuenti Marco Paccagnella '''più delle tasse dirette rendono quelle indirette portando denaro fresco e in modo continuato nelle casse dello Stato. Proviamo a immaginare ogni giorno ognuno di noi quanta Iva versa allo Stato. Facendo la spesa, prendendo la macchina o il treno, comprando medicine o un pacchetto di caramelle o un caffè al bar. Una progressione a rovescio perché - prosegue - le tasse vengono decise sui consumi gravando maggiormente sulle classi meno abbienti, si vede come in effetti la distribuzione del carico tributario avvenga non già in senso progressivo e neppure in misura proporzionale, ma in senso regressivo il che - conclude Paccagnella - costituisce una grave ingiustizia sociale, che va eliminata, con una meditata e seria riforma''.

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