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Stato di emergenza Covid in Italia, proroga sì o no? Cosa dicono Bassetti e Crisanti

26 gennaio 2022 | 14.51
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Bassetti: "E' ora di tornare alla normalità". Crisanti: "Lo stato di emergenza scade a marzo, e sarebbe pure ora che finisse"

(Fotogramma)
(Fotogramma)

In questa fase dell'epidemia di coronavirus, l'Italia potrà abbandonare lo Stato di emergenza Covid, in scadenza il 31 marzo, e non prolungarlo più o servirà una proroga? A rispondere sono gli esperti contattati dall'Adnkronos Salute.

"Se la situazione" epidemiologica "continuerà ad essere questa, abbiamo avuto un inverno senza i contorni di una vera emergenza, almeno a livello ospedaliero, ed è arrivato il momento che si esca da questa fase. Abbiamo avuto 26 mesi continui in stato di emergenza, credo che si debba tornare alla normalità - dice Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive all'ospedale San Martino di Genova - Oggi il virus è endemico e dobbiamo imparare sempre di più a conviverci, questo significa anche non continuare a vivere nello stato di emergenza".

"Per fare cose normali non bisogna dire che serve l'emergenza, il generale Figliuolo può rimanere a gestire la macchina organizzativa senza che ci sia lo stato di emergenza. Ci sono casi, ricoveri, ma il tutto in maniera molto diversa rispetto a un anno fa", rimarca Bassetti.

Per l'Oms il 2022 potrebbe decretare la fine della fase emergenziale della pandemia. E il virologo Andrea Crisanti la pensa più o meno allo stesso modo, al netto di varianti impazzite. "Come dovrà affrontare l'Italia quella che si prospetta come una nuova fase di Covid-19? Credo sia tempo di adattarsi - spiega all'Adnkronos Salute il direttore del Dipartimento di medicina molecolare dell'università di Padova - Lo stato di emergenza scade a marzo, e sarebbe pure ora che finisse. Perché anche il prolungamento dello stato di emergenza è una manifestazione del fatto che non ci si è adattati all'emergenza".

"Decidere ora se togliere lo stato di emergenza" per Covid-19 "mi pare un po' presto - commenta Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit) - A caldo direi che sarebbe meglio prorogarlo fino all'estate, ma si può anche verificare l'andamento epidemiologico e decidere a ridosso della scadenza. Dobbiamo essere cauti e non fare passi troppo lunghi che potrebbero inficiare quanto di buono fatto fino ad oggi".

Secondo Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell'ospedale Sacco di Milano, "nelle condizioni attuali", in questa fase dell'epidemia di Covid-19, "è assolutamente ingiustificato lo stato d'emergenza" che in Italia è stato prorogato a più riprese e scadrà a fine marzo. Per Gismondo "tutto ciò che oggi viene fatto" per contrastare Sars-CoV-2, "in termini di misure più o meno criticabili, potrebbe essere fatto a prescindere dall'emergenza". "Quando un'emergenza è oltremodo lunga - sottolinea l'esperta - non è più emergenza. E' uno stato di cose, grave, ma pur sempre uno stato di cose. L'emergenza - precisa - serve per rispondere immediatamente a un problema inaspettato. Oggi invece siamo nella fase della pianificazione" della convivenza con il virus.

"La situazione attuale, con i dati" Covid "in miglioramento, può farci dire oggi che dopo il 31 marzo si potrà abbandonare lo stato di emergenza" osserva Mauro Pistello, direttore Unità di Virologia Azienda ospedaliera universitaria di Pisa, vicepresidente della Società italiana di microbiologia e tra i fondatori della rete di sequenziamento dell'Istituto superiore di sanità. "Attenzione - avverte - questo non deve significare interrompere la campagna vaccinale che soprattutto per gli adolescenti deve andare avanti con maggior forza. Ma credo che sia arrivato il momento di andare ad intervenire solo sui sintomatici e lasciare più libertà agli asintomatici vaccinati. Sono sempre ottimista, oggi abbiamo tanti vaccini e possiamo tenere sotto controllo l'epidemia. Sappiamo diagnosticare la malattia e siamo attrezzati anche dal punto di vista clinico".

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