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"Ste lesbiche che rubavano figli altrui", Adinolfi bloccato su Fb

20 settembre 2019 | 17.16
LETTURA: 2 minuti

Un post su Bibbiano costa il blocco su Facebook a Mario Adinolfi. Tre i giorni di ban decisi dal social dopo le segnalazioni ricevute dal commento del leader del Popolo della Famiglia alle intercettazioni, rese pubbliche lo scorso 18 agosto.

Nel post finito sotto la lente di Facebook, un attacco alle due madri affidatarie finite sotto inchiesta e al mondo Lgbt: "Ascoltate - scriveva Adinolfi - come impazzivano ste lesbiche che rubavano i figli altrui, urlando come iene e costringendo una bambina a scendere dalla macchina perché non si piegava agli ordini, non diceva il falso. Quella bambina ci insegna come si fa resistenza contro i violenti Lgbt: siamo pronti a restare soli sotto il temporale?", la domanda finale.

"Non ho insultato, non ho usato parolacce, non ho incitato all’odio contro nessuno. Semplicemente ho parlato di Bibbiano, evidenziando dei fatti veri e inoppugnabili, citando come fonte il Corriere della Sera. Ma di certe cose non bisogna più parlare e scatta la censura" scrive Adinolfi su Twitter.

A protestare per il blocco del giornalista, anche la moglie Silvia, che su Facebook ha condiviso lo screenshot della comunicazione con le motivazioni del blocco per incitamento all'odio.

"Mio marito Mario Adinolfi - scrive Silvia Pardolesi - è stato bloccato da Facebook per aver gridato contro l’orrore di Bibbiano, senza insultare, senza usare turpiloquio, evidenziando solo la realtà dei fatti. Ma ci sono fatti di cui non si deve parlare - sostiene - e così Mario diventa l’ennesimo leader di un movimento politico a cui viene tappata la bocca perché le sue opinioni sono sgradite ai nuovi potenti. Lo scriveva in quel post e lo ripeto io con lui: siamo pronti a restare soli sotto il temporale?".

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