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Stefanini (Ispi): "Ponte Crimea bersaglio legittimo, colpire civili è ritorsione"

10 ottobre 2022 | 15.04
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Per il senior advisor dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale, "l'attacco di sabato non è terroristico, ma rientra nel diritto di guerra"

 - Il ponte di Kerch (Fotogramma)
- Il ponte di Kerch (Fotogramma)

La risposta russa di stamattina all'attacco di sabato al ponte di Kerch, fra la Russia e la Crimea, era prevedibile, ma fra l'una e l'altro "è necessaria una distinzione". Ne parla con l'Adnkronos Stefano Stefanini, senior advisor dell’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (Ispi), secondo cui, "mentre il ponte di Kerch è un legittimo bersaglio - serve infatti all'approvvigionamento delle truppe - colpire obiettivi civili a Kiev o Zaporizhzhia non ha nessuna valenza militare, ma soltanto una intimidatoria".

"Quindi parlare di terrorismo, come ha fatto la Russia, per un'azione che ha causato tre vittime, compreso il conducente dell'autotreno su cui era stata collocato l'esplosivo, è sbagliato - sostiene Stefanini - E poi... chi è senza peccato scagli la prima pietra. Inoltre, bombardare Kiev aveva una comprensibilità nella prima fase della guerra, quando i russi cercavano di prendere la capitale ucraina. Ma adesso Kiev non è più un bersaglio militare e quella di Mosca è stata semplicemente un'azione di rappresaglia".

L'ex ambasciatore alla Nato sottolinea che "Zelensky non sta spingendo la guerra oltre i confini dell'Ucraina, dal momento che la Crimea è ucraina e la sua annessione alla Russia non è stata riconosciuta. L'obiettivo del ponte di Kerch ha una valenza strategica militare ed è legittimo, e rappresenta un escalation delle ostilità, così come lo sono i bombardamenti da parte russa su obiettivi puramente civili. Gli attacchi contro strutture logistiche sono sempre state considerate legittime dal diritto di guerra. I mezzi per farlo, il camion bomba utilizzato, rientrano nell'uso di mezzi di guerra asimmetrici, che oltretutto illustrano plasticamente la difficoltà che la Russia potrebbe avere nel tenere sotto controllo i territori conquistati. Vedendo questi attentati, l'idea che la Russia possa controllare, con 100mila uomini, 42 milioni di abitanti diventa risibile".

"Dopo aver annesso le regioni del Donbass - prosegue Stefanini - la strategia di Putin, in una guerra che sul terreno gli sta andando male ma a cui non vuole rinunciare, è di perdere meno terreno possibile, continuando a tenere l'Ucraina sotto pressione con lanci di missili che hanno un effetto distruttivo e intimidatorio, pensando probabilmente di riuscire nel giro di alcuni mesi a mettere sul terreno, grazie alla mobilitazione, delle forze armate rimpolpate, quanto efficaci non lo so, visti i problemi di addestramento e di volontà di combattere".

Se poi, oltre a questo, chiosa, "grazie al taglio delle forniture di gas e con un'opera di propaganda riuscirà a creare delle divisoni fra europei o fra occidentali, indebolendo il sostegno a Zelensky e all'Ucraina, tanto meglio. Nella strategia di Putin è sempre stata presente l'idea di dividere l'Europa e l'Occidente, e il suo modo per farlo è il gas. E per farlo è disposto a rinunciare agli introiti dell'unica fonte di esportazione che la Russia possiede".

(di Cristiano Camera)

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