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Stefano: "Con Martina per l'unità"

28 febbraio 2019 | 13.00
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Stefano:

"C'è bisogno unità e la mozione Martina rappresenta la mozione che, non abiurando un percorso riformista di cui il Pd è stato autentico promotore, guarda al futuro con un messaggio di speranza". Così Dario Stefano, vicepresidente del gruppo Pd al Senato, parla all'Adnkronos del sostegno alla mozione di Maurizio Martina al congresso dem (GUARDA).

"Noi non abbiamo la necessità di dare assicurazioni al passato ma di guardare al futuro con occhi non di paura, come vorrebbero Salvini e Di Maio, ma di speranza immaginando che la globalizzazione e l'innovazione profonda non siano una sfiga per il Paese ma un'opportunità", aggiunge. "Noi dobbiamo restare uniti e guardare al futuro con un linguaggio nuovo, con idee nuove, con strumenti nuovi. Immaginare di affrontare le sfide del futuro con attrezzi del passato - sottolinea - porterebbe a una sonora sconfitta".

In merito all'affluenza alle primarie del 3 marzo, "io prevedo che ancora una volta il popolo riformista di questo Paese darà un segnale importante" dice Stefano. "Non si tratterà di qualche migliaio di click di provenienza non assicurata ma di una partecipazione per continuare ad essere argine a una deriva populista e sovranista che questo Paese non merita e che ci sta portando al baratro", afferma il vicepresidente del gruppo Pd al Senato.

Poi l'esecutivo. "Io vedo questo governo attaccato alle poltrone come mai nessuno prima - afferma Stefano - Sono stato uno che in solitudine, durante la campagna elettorale per le politiche del 4 marzo, ho sostenuto con convinzione che la Lega e i 5 Stelle fossero facce della stessa medaglia, perché avevo potuto misurare, nell'attività parlamentare della scorsa legislatura, il loro linguaggio, i loro temi e la loro assonanza". "Noi non abbiamo niente a che vedere con i 5 Stelle per come loro interpretano il concetto di lavoro, di democrazia, di Europa, degli organismi indipendenti e internazionali", sottolinea.

"Io credo che continueranno a stare insieme perché hanno la stessa idea di Paese, la stessa volontà di alimentare le paure per tenere in ostaggio, prigioniero, il popolo di questo Paese e hanno anche la stessa idea di democrazia. Quindi - continua - sono convinto che insieme si terranno ben stretti e incollati a quelle poltrone perché sanno bene che i sondaggi sono una cosa e le elezioni qualcosa di diverso e i risultati della Sardegna, al di là della vittoria del centrodestra, hanno cominciato a dimostrare come il popolo sovrano sia in grado di comprendere quali messaggi possano essere di speranza per il Paese".

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