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Stop ai richiami vivi usati dai cacciatori, l'appello ai senatori

18 luglio 2014 | 17.02
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Richiesta lanciata inizialmente dalla Lipu, poi raccolta da altre associazioni ambientaliste e cittadini, in vista del voto previsto per lunedì

Stop ai richiami vivi usati dai cacciatori, l'appello ai senatori

No alla pratica "crudele e anacronistica" dei piccoli uccelli usati dai cacciatori come richiami vivi. E' l'appello lanciato inizialmente dalla Lipu, poi raccolto da altre associazioni ambientaliste e cittadini, indirizzato ai senatori perché prendano una posizione netta, in vista del voto previsto per lunedì sulla legge che potrebbe vietare l'utilizzo di richiami vivi. All'appello aderisce anche Fulco Pratesi, presidente onorario del Wwf Italia.

Gli uccelli da richiamo (tordi, cesene, allodole) vengono catturati, tenuti per mesi al buio, a volte accecati, messi in mostra in autunno, appesi in gabbiette, disposti a gruppetti su posatoi arborei o depositati a terra, affinché emettano il loro canto che inconsapevolmente attirerà altri uccelli verso la morte. Gli uccelli da richiamo provengono quasi sempre dal nord Europa o dalla Siberia e dopo giorni di viaggio vengono catturati nelle reti, nei cosi detti roccoli o nelle panie all'aperto.

Molti di loro già alla cattura muoiono per trauma. Una tragica modalità di caccia che viene praticata da pochi cacciatori e che è stata abbandonata anche dalla maggior parte del mondo venatorio proprio per la crudeltà che la contraddistingue. "Con il vostro voto - scrive Fulco Pratesi ai senatori - avete la possibilità di salvare milioni di uccelli colpevoli solo di avere un canto melodioso. Sono fiducioso che vorrete fare la scelta giusta".

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