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F1: stop Caterham e Marussia, circus in crisi perde i pezzi

27 ottobre 2014 | 18.06
LETTURA: 3 minuti

Il Gp degli Stati Uniti, in programma domenica sull'asfalto texano di Austin, andrà in scena senza i due team. Le due scuderie, non esattamente di primissimo piano, sono nelle mani di amministratori costretti a fronteggiare situazioni finanziarie a dir poco critiche.

Marcus Ericsson alla guida della Caterham -Infophoto - INFOPHOTO
Marcus Ericsson alla guida della Caterham -Infophoto - INFOPHOTO

Conti in profondo rosso, due team spengono i motori e il circus perde i pezzi. Il Gp degli Stati Uniti, in programma domenica sull'asfalto texano di Austin, andrà in scena senza la Caterham e senza la Marussia. Le due scuderie, non esattamente di primissimo piano, sono nelle mani di amministratori costretti a fronteggiare situazioni finanziarie a dir poco critiche. Lo stop, mentre la stagione 2014 si avvia alla conclusione, riporta al centro della scena il tema dei costi sempre più insostenibili. La griglia di partenza del Gp americano sarà formata da sole 18 monoposto, come non accadeva dal 2005, e diverse macchine in pista saranno guidate da piloti disposti a pagare pur di avere a disposizione un volante.

La Caterham è stata la prima ad alzare bandiera bianca e ad abbassare le saracinesche dei garage. Dalla scorsa settimana, è gestita gli amministratori della compagnia Smith&Williamson coordinati da Finbarr O'Connell. Il patron del Mondiale, Bernie Ecclestone, ha concesso un break di 2 gare: niente Gp degli Usa e niente Gp del Brasile, così lo staff di Mr. O'Connell potrà lavorare per assicurare un futuro al team. La situazione attuale, come testimonia la chiusura degli impianti di Leafield, è complicata dal braccio di ferro tra la Engavest, attuale proprietaria della squadra, e l'ex boss Tony Fernandes. Da oggi, anche la Marussia è in mano agli amministratori.

In pista sono scesi gli uomini della FRP Advisory LLP, che hanno descritto il quadro in maniera laconica: "Gli attuali azionisti non sono in grado di finanziare la scuderia ai livelli richiesti". Non ci sono risorse sufficienti per volare ad Austin e non è escluso che il Mondiale 2014 sia già finito. La presenza del team in Brasile, tra poco più di una settimana, è a dir poco improbabile. Non è il caso di scommettere nemmeno sul rientro nel Gp di Abu Dhabi, ultimo atto dell'annata. "La partecipazione -rendono noto gli amministratori- dipenderà dall'esito del processo di amministrazione e da ogni trattativa, con parti interessate, in una finestra di opportunità che è molto limitata". Una chance, secondo la stampa inglese, è legata ai contatti con i tycoon indiani Baljinder Sohi e Sonny Kaushal, che operano nel settore dell'acciaio.

Il Ceo Andy Webb avrebbe contattato i potenziali acquirenti e intavolato una trattativa sulla base di 70 milioni di euro. "Siamo molto vicini ad un accordo. Ma deve arrivare al prezzo giusto. Abbiamo fatto un'offerta seria, vediamo cosa succede", ha detto Sohi, come riferisce il Daily Telegraph. La scuderia, a quanto pare, è gravata anche da debiti per circa 38 milioni di euro legati al mancato pagamento dei motori forniti dalla Ferrari.

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