cerca CERCA
Mercoledì 24 Aprile 2024
Aggiornato: 06:17
10 ultim'ora BREAKING NEWS

Ebola: Msf, la storia di Patrick primo bimbo guarito nel centro di Monrovia

30 settembre 2014 | 18.02
LETTURA: 4 minuti

Patrick, 6 anni, primo bambino guarito da Ebola e dimesso nel centro di Medici senza frontiere a Monrovia
Patrick, 6 anni, primo bambino guarito da Ebola e dimesso nel centro di Medici senza frontiere a Monrovia

(Adnkronos Salute) - E' una storia a lieto fine quella del piccolo Patrick, 6 anni, primo bambino guarito da Ebola e dimesso nel centro di Medici senza frontiere a Monrovia. Ad accoglierlo è stato il medico italiano Roberto Scaini, rientrato in questi giorni in Italia: "Con il mio tutone giallo e i miei guanti, ogni volta che lo vedevo gli battevo il cinque. Era il mio modo per entrare in contatto con lui e gli altri bambini", racconta il medico.

"Il giorno in cui è uscito dall'isolamento, ormai guarito, l'ho incontrato davanti al centro e gli ho detto 'Ciao Patrick, sono io, il dottor Robi che era dentro quel tutone giallo' e lui ha alzato la manina. E' stata la prima volta che ci siamo dati il cinque fuori dal centro, un momento di grandissima emozione, per me e per tutti noi". "Nel nostro Centro per il trattamento dell’Ebola c’è una doppia recinzione arancione. L’abbiamo costruita per tenere sotto controllo la malattia, per separare noi, i sani, da loro, gli ammalati", racconta Ane Bjøru Fjeldsæter, psicologa di 31 anni proveniente da Trondheim, in Norvegia. E' appena rientrata da Monrovia, dove ha lavorato un mese come operatrice umanitaria di Msf.

"Patrick - ricorda - è all’interno della recinzione, io ne sono al di fuori. Lo vedo ogni giorno, ci sorridiamo e ci salutiamo. Patrick è solo un bambino, ma va in giro con uomini molto più vecchi di lui, come se cercasse di compensare il fatto che è ancora troppo giovane per morire. Giocano a dama e a poker quando hanno energia per farlo e ascoltano la Bbc Africa dalla radio che ho portato un giorno entrando da loro con il mio abito da alieno. Patrick ha un sorriso furbetto e ha un livido vicino all’occhio destro. Ogni giorno dicevo a me stessa: Ane non avere troppo a cuore questo bambino che non appartiene più ai vivi. Lui sarà qui per una settimana e poi se ne andrà per sempre".

"Me lo ripeto ogni giorno ma non mi do mai ascolto. E' impossibile non guardare da quella parte e cercare il suo strano sorriso quando arrivi al lavoro la mattina. E' impossibile non notare i suoi piccoli cambiamenti di energia di giorno in giorno. Non posso fare a meno di salutarlo o di scrutare il suo viso e la sua cartella clinica per trovare qualche indizio, qualsiasi cosa che mi possa far sperare nella sua guarigione. Qualsiasi indicazione che mi possa far sperare di giocare con lui a poker un giorno, senza tutto questo fastidio di maschera, occhiali e doppi guanti", dice la psicologa, ricordando che nei giorni della malattia il piccolo le aveva chiesto una bicicletta.

"Patrick è stato dimesso domenica scorsa insieme al padre, ma entrambi sembravano molto provati dalla malattia. Non riuscivo a credere che fosse guarito dal virus di Ebola prima che il livido vicino al suo occhio destro andasse via. Era diventato così magro che abbiamo dovuto stringergli i pantaloni con dello spago", conclude. "Nelle rare occasioni in cui qualcuno guarisce dalla malattia, forniamo loro un certificato che indica la guarigione dall’Ebola. Dal mio stesso lato della recinzione ora, Patrick Poopel sorride timidamente e tiene in mano il suo certificato, pronto a imparare ad andare in bicicletta".

"Patrick - conclude Scaini - è stato il primo bambino che abbiamo dimesso dal centro di Monrovia ed è diventato la nostra mascotte. Era entrato insieme a un gruppo di nove persone, pochi giorni dopo tutti e nove erano stati dimessi".

Riproduzione riservata
© Copyright Adnkronos
Tag
Vedi anche


SEGUICI SUI SOCIAL



threads whatsapp linkedin twitter youtube facebook instagram
ora in
Prima pagina
articoli
in Evidenza