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Strage Bologna, l'amarezza di Cavallini

09 gennaio 2020 | 17.30
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(Foto Fotogramma) - FOTOGRAMMA
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"Sono molto sconfortato. Ma, da un certo punto di vista, me l'aspettavo. Non ho mai avuto la certezza della vittoria in mano. Ci sono stati momenti in cui ho visto qualche spiraglio come quando è venuta fuori la storia del Dna della Fresu e dell'86esima vittima. Ma quando non hanno voluto approfondire, lì ho capito che avremmo perso". Gilberto Cavallini, appena condannato per la strage di Bologna in concorso con Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, racconta all'Adnkronos qual è il suo stato d'animo mentre sta tornando, in treno, da Bologna a Terni dove si trova detenuto in semilibertà.

"Mi fa molto piacere sapere che alcuni parenti delle vittime non la pensino come i giudici. Ora la Corte si è presa 180 giorni per le motivazioni. Vedremo come motiva questa condanna", aggiunge Cavallini, che poi, facendo riferimento al cosiddetto giallo dell'86esima vittima, la giovane Maria Fresu, sottolinea: "Non so cosa abbiano raccontato ai parenti della Fresu. È incredibile che di lei non vi sia più traccia. Non so come possano pensare che il corpo sia stato distribuito nelle varie bare. Non so cosa pensi la sorella di tutto questo. Alla sorella e al fratello, se li incontrassi, direi di non accettare delle verità di comodo". Ecco, dice ancora Cavallini, "stiamo parlando di un processo dove ci sono due corpi che non si trovano. E c'è un lembo facciale che non appartiene a nessuna delle vittime della strage. E non c'è nessuno che va a indagare in quella direzione. Se dovessi dare un giudizio sbrigativo, direi quanto meno che c'è stato molto menefreghismo".

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