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Strage del bus in Irpinia, arrestate tre persone

02 luglio 2014 | 10.19
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Si tratta del titolare della ditta Mondo Travel Gennaro Lametta e di due funzionari della motorizzazione civile di Napoli. Il filone di indagine è quello relativo alla revisione del pullman. Nell'incidente persero la vita 40 persone

Strage del bus in Irpinia, arrestate tre persone

Il titolare della ditta Mondo Travel Gennaro Lametta e due funzionari della motorizzazione civile di Napoli sono stati arrestati nell'ambito dell'indagine sull'incidente del bus precipitato dal viadotto Acqualonga della A16 a Monteforte Irpino (Avellino), nel quale persero la vita 40 persone.

L'ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip di Avellino su richiesta della Procura, è stata eseguita dagli agenti della Polstrada di Avellino. Il filone di indagine è quello relativo alla revisione del pullman di proprietà della Mondo Travel, che il 28 luglio 2013 era guidato da Ciro Lametta, fratello di Gennaro, morto nell'incidente.

Per la Procura di Avellino, il certificato che attestava l'avvenuta revisione del pullman a marzo 2013, quindi quattro mesi prima della tragedia, era stato falsificato pochi giorni dopo l'incidente, tramite l'accesso illegale ai sistemi informatici della Motorizzazione civile. Per attestare la falsificazione del documento è stata necessaria una perizia calligrafica disposta dalla Procura.

"Quanto sta emergendo nell'inchiesta lascia amareggiati e indignati", ha detto il sindaco di Pozzuoli (Napoli) Vincenzio Figliolia commentando gli arresti: le 40 vittime dell'incidente erano quasi tutte di Pozzuoli. E sottolinea come si tratti di "una vicenda nella quale c'è di mezzo la sicurezza dei trasporti e delle persone. Sono cose sulle quali non si scherza. E' inammissibile la minima leggerezza, figurarsi la presunta alterazione di attestazioni. Chiedo ufficialmente al ministro dei Trasporti Maurizio Lupi di avviare una verifica puntuale su tutte le pratiche di revisione di bus e pullman rilasciate negli ultimi anni dagli uffici della Motorizzazione civile di Napoli. Pozzuoli e la sua comunità hanno pagato con il sangue una sequela di presunte omissioni, abusi e mancanze anche di pubblici funzionari", conclude Figliolia.

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