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Strage Bologna: Marina, l'unica sopravvissuta tra le ragazze della Cigar

31 luglio 2015 | 12.03
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Strage Bologna: Marina, l'unica sopravvissuta tra le ragazze della Cigar

di Francesco Saita - "Cesarina ha detto subito ai medici che i miei capelli non puzzavano di gas, che erano bruciati", racconta all'Adnkronos Marina Gamberini, uno dei sopravvissuti alla bomba di Bologna del 2 agosto 1980, oggi 55enne. Cesarina è l'infermiera del Maggiore che l'ha soccorsa 35 anni fa e che ora ha 74 anni. Ma prima di arrivare all'ospedale ci fu il salvataggio dei superstiti, con il padre di Marina che corre a cercare la figlia ventenne, impiegata presso la Cigar, l'azienda di ristorazione della stazione centrale che aveva gli uffici nei pressi della sala d'aspetto della seconda classe, proprio dove era collocato l'esplosivo.

Anche il papà di Marina lavorava in stazione, faceva il carrellista. Dopo essere salito sul bus '37', primo ricovero per le vittime nel piazzale antistante la stazione, e aver scambiato un corpo per quello della ragazza ("aveva un vestito simile al mio e quasi svenne per lo sconforto", ricorda Marina), l'uomo convince un pompiere a recarsi con lui nella zona dove lavorava la figlia: in due ore la tirano fuori. Ma lui non racconterà mai alla ragazza la verità, nei quindici anni successivi. "L'ho saputo solo un anno e mezzo fa", dice la donna.

Con Cesarina al Maggiore, le prime cure per le ferite. E poi il resto. "Tanti anni sono passati, ma c'è una grande sofferenza che non passa - dice Marina - . Una sofferenza ora soprattutto psicologica". "Ho sensi di colpa rispetto alle altre sei colleghe che sono tutte morte, a volte vorrei chiudere questa pagina, scordarmi tutto. Ma se lo facessi sarebbe meglio? Mi dico di no", aggiunge Marina che da anni segue un percorso di terapia psicologica di recupero.

Ma le difficoltà restano forti "perché ci sono cose che continuano a farmi male", come ad esempio "le visite all'ospedale militare, con tre ore di colloquio psicologico, negli scorsi mesi, per il riconoscimento del danno biologico e morale". "Una cosa difficile da affrontare, troppo lunga. E anche rileggere il verbale è stato un'altra tragedia", aggiunge la Gamberini.

Marina ha avuto un figlio nel '95, un parto difficile e ora che il figlio è ventenne, come lei in quel giorno di agosto dice: "Anche per lui mi sento in colpa perché non so come difenderlo".

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