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Il pm Nicola Gratteri: "Faide come vulcani, si svegliano anche dopo un secolo"

13 agosto 2015 | 18.45
LETTURA: 3 minuti

di Giorgia Sodaro

Gratteri al processo per la strage (Infophoto)
Gratteri al processo per la strage (Infophoto)

di Giorgia Sodaro

"Nelle faide non c'è mai la parola fine, la parola fine c'è quando una delle due famiglie viene distrutta o quando succede una pace con un matrimonio. A suggellare la pace è sempre il sangue. Le faide sono come vulcani spenti, pronti a risvegliarsi anche dopo un secolo". Ne è convinto Nicola Gratteri, magistrato e scrittore, dal 2009 procuratore aggiunto a Reggio Calabria. A otto anni dalla strage di Duisburg , ultimo eccidio maturato nell'ambito della faida di San Luca, risolta dal punto di vista investigativo, il procuratore sottolinea all'Adnkronos che le indagini e "gli arresti sono un fatto relativo nella logica delle faide".

"Non è l'arresto che ne impedisce la prosecuzione ma sono i rapporti e i chiarimenti che possono intervenire nel momento - spiega Gratteri - La strage è avvenuta il 15 agosto 2007 e a settembre dello stesso anno in occasione della Festa della Madonna di Polsi l'elite della 'ndrangheta ha imposto la pace perché i delitti all'estero sono un grave danno, fanno troppo rumore".

Quanto all'evoluzione della 'ndrangheta, dai tempi della strage di Duisburg a oggi, sottolinea Gratteri, "c'è stato un aumento del traffico di droga, un maggiore potere e maggiori forza, visibilità e presenza nella pubblica amministrazione perché la 'ndrangheta vota e fa votare". E sulla presenza al nord, il magistrato sottolinea che questo "è un fatto di 40 anni fa e non di oggi, la 'ndrangheta è in Lombardia da 40 anni, in Emilia Romagna da 25. Le mafie al nord non sono una novità degli ultimi anni".

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