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Strage Pittsburgh, chiesta pena di morte

27 agosto 2019 | 11.14
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Per il Dipartimento di Giustizia, il 46enne sospetto autore dell'attacco alla Sinagoga non si è mostrato pentito. Appello delle congregazioni per l'ergastolo

(AFP)
(AFP)

Per il sospetto autore del massacro nella sinagoga di Pittsburgh del 27 ottobre scorso, il Dipartimento di Giustizia intende chiedere la pena di morte.

Il 46enne è stato incriminato con 63 capi d'accusa per la strage costata la vita a 11 persone. La richiesta di condanna, ha riferito la Cnn, è motivata tra l'altro dall'antisemitismo dell'uomo, che non si è mostrato pentito e che, ricorda l'emittente, si è dichiarato non colpevole. La sparatoria alla 'Tree of Life Congregation' di Squirrell Hill è considerato il più grave attacco antisemita della storia americana.

La richiesta di pena capitale non piace alle congregazioni ebraiche, fra cui si contano le vittime: la procura federale ha notificato alla Corte distrettuale della Pennsylvania la sua intenzione, malgrado gli appelli in senso contrario di due delle tre congregazioni colpite. Il rabbino Jonathan Perlman, che sopravvisse alla sparatoria e che ha perso tre membri della sua congregazione, aveva scritto nei giorni scorsi una lettera al ministro della Giustizia William Barr, appellandosi alla sua fede cattolica: "Entrambe le nostre tradizioni religiose, la sua cattolica e la mia ebraica, si oppongono vigorosamente alla pena di morte".

"Mi piacerebbe che il killer di Pittsburgh fosse incarcerato per il resto della sua vita, senza possibilità di uscire. Dovrebbe meditare se valesse veramente la pena intraprendere queste azioni contro il popolo ebraico sulla base di fantasie separatiste". Nel suo appello il rabbino spiegava che fra le sue motivazioni vi era anche quella di non riaprire le ferite dei suoi fedeli, che ancora non sono rimarginate.

Anche una seconda congregazione che utilizzava la sinagoga, la Dor Hadash, fra cui si conta un morto, aveva inviato una lettera al dipartimento di Stato per evitare la richiesta di pena capitale. Nella missiva, firmata dalla presidente Donna Coufal, si chiedeva di spingere per un patteggiamento, per condannare il killer all'ergastolo evitando il processo.

"Riteniamo che l'eliminazione del processo e della pubblicità per il killer sarebbe nell'interesse della congregazione, così come del pubblico - si leggeva - un patteggiamento per un ergastolo senza possibilità di liberazione eviterebbe a questo individuo di ottenere l'attenzione e la pubblicità che arriverebbero inevitabilmente con processo".

La terza congregazione collegata alla sinagoga non ha finora voluto fare commenti, pro o contro la pena capitale. Il procuratore federale Scott W. Brady ha comunque notificato l'intenzione di chiedere la pena di morte al processo. A suo parere tale richiesta è giustificata dalla premeditazione, le motivazioni anti-semite, il numero delle vittime e la mancanza di rimorsi.

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