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Studio, ci sono le condizioni per un nuovo fronte del jihadismo in Giordania

05 settembre 2014 | 13.21
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Studio, ci sono le condizioni per un nuovo fronte del jihadismo in Giordania

I jihadisti dello Stato islamico (Is) e del Fronte al-Nusra potrebbero avvantaggiarsi delle gravi difficoltà economiche e del conseguente malcontento tra la popolazione con cui si confronta la Giordania per mettere radici nel paese e intensificare le loro attività di reclutamento. E' l'allarme lanciato da uno studio del Programma sulle politiche arabe del Washington Institute for Near East Policy.

"Alla luce di quello che accade in Siria e in Iraq - ha spiegato David Schenker, direttore del Programma, al Jerusalem Post - le preoccupazioni sulla sicurezza e sulla stabilità della Giordania sono più che giustificate". "C'è un crescente livello di frustrazione nel regno - ha proseguito l'esperto - soprattutto in ragione della situazione economica e della mancanza di opportunità. Questo potrebbe contribuire alla crescita del salafismo" e la linea "tra salafismo e jihadismo è estremamente sottile".

Lo studio, intitolato "Preventing Isis inroads in Jordan", sostiene che il difficile momento che attraversa la Giordania sia un terreno fertile per consentire ai jihadisti di "aprire un nuovo fronte nel regno". Le autorità giordane, in effetti, sono in stato di massima allerta e nelle ultime settimane hanno arrestato decine di sostenitori dell'Is e del Fronte al-Nusra, mentre l'esercito di re Abdallah è impegnato in operazioni sul confine con la Siria per impedire l'infiltrazione di terroristi.

Ma nel paese continuano a celebrarsi da settimane funerali di jihadisti giordani uccisi in Siria o in Iraq. Il re sta cercando di affrontare il problema alla radice, cercando di migliorare la situazione economica del paese, sulla quale pesa però l'enorme afflusso di rifugiati siriani, che hanno raggiunto quota 1,5 milioni, su una popolazione locale che supera di poco i sei milioni.

"Il tasso di disoccupazione ufficiale è del 12%, ma si ritiene che in realtà si avvicini al 30% e forse di più in molte regioni - ha spiegato Schenker - Circa l'80% dei rifugiati siriani in Giordania vive fuori dai campi profughi e il loro ingresso nel mercato del lavoro locale sta esacerbando la situazione".

"Lo scorso mese - aggiunge l'esperto - il ministero del Lavoro di Amman ha annunciato di aver scoperto 125 aziende che impiegavano illegalmente cittadini siriani a un salario più basso".

Il debito pubblico giordano ha raggiunto lo scorso anno i 27 miliardi di dollari, circa l'85% del Pil. "Inoltre - si legge nello studio - le importazioni di carburante hanno raggiunto i tre miliardi di dollari nei primi sei mesi del 2014, con un incremento del 27% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, mentre il deficit nella bilancia commerciale è aumentato del 10%".

Sulla situazione giordana pesano le misure chieste dal Fondo Monetario Internazionale, in particolare in termini di taglio ai sussidi pubblici, che hanno fatto lievitare i prezzi, aumentando il malcontento. E infine il governo ha investito nel suo programma nucleare circa 10 miliardi di dollari, scatenando l'ira di molti partiti di opposizione. Tutto terreno fertile, secondo lo studio, per l'attecchire del terrorismo.

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