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Studio rivela, i primati comprendono uso del denaro

14 gennaio 2019 | 14.39
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(Foto Ph Luca Marino)
(Foto Ph Luca Marino)

I primati comprendono l'uso del denaro. In particolare i cebi dai cornetti, piccole scimmie sudamericane la cui linea evolutiva si è separata da quella umana circa 35 milioni di anni fa, sono in grado di riconoscere quali oggetti hanno maggior valore per essere utilizzati come moneta di scambio e ottenere cibo. A rivelarlo è uno studio pubblicato sulla rivista "Animal Cognition" realizzato da ricercatori italiani dell’Unità di primatologia cognitiva dell’Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Istc) di Roma e ricercatori francesi dell’Institute for Advanced Study (Iast) di Tolosa, in collaborazione con l’Institute Jean Nicod, Ecole Normale Superieure di Parigi, che hanno preso in esame il comportamento di 'baratto' dei cebi dai cornetti.

L’uso del denaro da parte dell’uomo, commentano i ricercatori, "sostituisce il baratto all’incirca 6 secoli prima di Cristo e rapidamente diventa il mezzo più efficiente per ottenere beni e servizi, condizionando ogni aspetto della nostra vita. Per comprendere quali fattori abbiano permesso la transizione dal baratto al sistema economico attuale è importante indagare le origini evolutive dell’utilizzo del denaro". Da qui lo studio del comportamento di alcuni primati non umani, le specie animali evolutivamente più vicine a noi.

LO STUDIO - "Abbiamo coinvolto sei cebi dai cornetti in due esperimenti di scambio di token, gettoni colorati ma anche bulloni e oggetti vari di ferramenta" riferisce Elsa Addessi, ricercatrice del Cnr-Istc. "Ad ogni scimmia è stato consegnato un set di quattro diversi token: token familiari (a loro già noti) e non familiari (introdotti nel presente studio) che, nello scambio con lo sperimentatore, portano a una ricompensa alimentare". La ricercatrice spiega inoltre che ai sei primati sono stati consegnati anche "token non validi, usati in precedenti esperimenti, ma che perdono valore di scambio e oggetti, a loro sconosciuti, senza valore di scambio".

LA SCOPERTA- I ricercatori hanno scoperto che le scimmie riconoscevano prontamente la validità dei token come mezzo di scambio indipendentemente dalla loro familiarità. "Abbiamo dimostrato che i cebi sono in grado di categorizzare i token in base alla loro validità, cioè al loro essere 'in corso', come lo è l'euro rispetto alla vecchia lira" afferma Francesca De Petrillo, ricercatrice Iast a Tolosa. "Analogamente a quanto avviene negli esseri umani, i cebi -sottolinea ancora la scienziata- hanno scambiato per primi e in maggior numero i token 'in corso' rispetto a quelli 'fuori corso' e agli oggetti privi di valore, a prescindere dalla loro familiarità. Pertanto, i cebi sono in grado di categorizzare e utilizzare i token in modo simile a quanto noi facciamo con il denaro". "I cebi dai cornetti sono anche capaci di fare scambi multipli" riferisce la scienziata Elsa Addessi. "Quando in un secondo esperimento abbiamo dato" ai sei primati oggetti del test, "un pezzo di cibo che poteva essere barattato con un token, che a sua volta poteva essere scambiato per un cibo di qualità superiore al primo, i cebi hanno eseguito questa serie di scambi vantaggiosi". "Non mangiare subito un cibo e scambiarlo per un token richiede un’elevata capacità di autocontrollo ed è vantaggioso solo se ne vale la pena" commenta Addessi.

L'ECONOMISTA- L'economista Sacha Bourgeois-Gironde dell’Institute Jean Nicod di Parigi sottolinea infine come lo studio prova "che i precursori di una proto-economia monetaria possono essere individuati anche in scimmie evolutivamente distanti da noi". "I cebi imparano facilmente a usare il cibo come token ed è su questo processo che si basa l’invenzione della moneta" evidenzia infine l'economista francese.

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