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Tv: su Rai1 via D'Amelio raccontata con gli occhi dell'unico sopravvissuto

17 luglio 2017 | 16.32
LETTURA: 4 minuti

Cesare Bocci nei panni di Paolo Borsellino in 'Adesso tocca a me'
Cesare Bocci nei panni di Paolo Borsellino in 'Adesso tocca a me'

di Antonella Nesi

"Mi sono ritrovato all'inferno". Sono le prime parole che Antonio Vullo pronuncia davanti alle telecamere in 'Paolo Borsellino - Adesso tocca a me', la docufiction che ripercorre, attraverso la ricostruzione cinematografica (dove il magistrato vittima della mafia ha il volto del bravissimo Cesare Bocci) ma anche attraverso filmati originali, interviste e testimonianze dirette, la vicenda del magistrato, nei 57 giorni che separano la strage di Capaci da quella di via D’Amelio.

Vullo era un agente della scorta di Paolo Borsellino ed è l'unico sopravvissuto all'attentato che il 19 luglio 1992 uccise il magistrato e cinque degli agenti che lo proteggevano. La novità di quest'opera - una coproduzione Rai Fiction e Aurora Tv, prodotta da Giannandrea Pecorelli, per la regia di Francesco Miccichè che firma anche soggetto e sceneggiatura insieme a Sandrone Dazieri e Giovanni Filippetto - rispetto ad altri film e fiction realizzati sulla storia di Borsellino, è proprio la prospettiva inedita dello sguardo dell'agente sopravvissuto, tra flashback di cui diventa voce narrante e testimonianza diretta.

Come è inedito il confronto diretto in cui si cimenta Cesare Bocci, 'allo specchio' con il Borsellino vero dei filmati di repertorio: "Ero consapevole della difficoltà e della differenza di questo lavoro rispetto ad altri realizzati prima su Borsellino. Mi sono preparato cercando di conoscere non solo il Borsellino di quei 57 giorni ma l'uomo e il magistrato che era prima", ha detto l'attore.

Il docufilm andrà in onda mercoledì in prima serata, in occasione del venticinquesimo anniversario della strage, perché - ha sottolineato il direttore di Rai Fiction, Eleonora Andreatta "il racconto civile è uno dei perni della linea editoriale del servizio pubblico e la docufiction è uno dei linguaggi di maggiore impatto". Un tipo di racconto che avrà continuità, hanno assicurato tanto Andreatta quanto il direttore di Rai1, Andrea Fabiano, ampiamente incoraggiati dal vertice aziendale: "Guardando a quello che è successo, si cerca di costruire un Paese migliore", ha detto la presidente Monica Maggioni; "quella vicenda provocò uno scatto di consapevolezza in molti italiani e vorremmo trasmettere questa consapevolezza a chi ci ascolta", ha aggiunto il dg Mario Orfeo.

Oltre alla testimonianza di Vullo, concorrono ad un sapiente mix tra fiction e realtà, diverse interviste: quelle al presidente del Senato, Pietro Grasso, ai fratelli di Borsellino, Rita e Salvatore, ai giornalisti che seguirono da vicino la vicenda, e a colleghi magistrati, come Vittorio Teresi. "A Vullo mi lega un senso comune di colpa: la colpa di essere sopravvissuti", ha detto il presidente Grasso, intervenuto alla presentazione in Rai della docufiction.

"Ricordare quei giorni del 1992 - ha aggiunto Grasso - mi emoziona ancora. Perché quella precisa consapevolezza di 'Adesso tocca a me' l'aveva comunicata anche agli amici. E tutti gli dicevano: 'Molla tutto, lascia perdere'. E lui: 'No, devo andare avanti'. Questo senso del dovere, spinto fino all'estremo sacrificio, è l'eredità che ci lascia. Abbiamo ancora molto da fare per il futuro".

Il racconto di 'Adesso tocca a me' non si ferma infatti ai 57 giorni tra il 23 maggio e il 19 luglio ma arriva alla sentenza di primo grado del 'Borsellino Quater', pronunciata nell'aprile scorso, affrontando peripezie investigative e nodi scomodi, come il coinvolgimento di uomini di Stato 'deviati' e la scomparsa della famosa agenda rossa da cui il magistrato non si separava mai.

Non è stato facile per il regista convincere Vullo ("che non ha mai cercato alcun tipo di pubblicità") ad entrare nel progetto: "Oggi - ha spiegato Francesco Miccichè - Antonio ha accettato di raccontare la storia dal suo punto di vista perché vuole la verità. Ricordare questa storia significa per lui ricordare che dopo tutti questi anni ancora non è tutto chiarito".

E non a caso Vullo ha sposato le parole pronunciate nel docufilm dal giornalista Attilio Bolzoni: "Qualcuno dice che ci vorrebbe un pentito di Stato per far affiorare una verità più completa su quello che accadde 25 anni fa", ha affermato il giornalista intervistato per la parte documentaria di 'Adesso tocca a me'. "Lo credo anch'io - ha detto oggi Vullo a Viale Mazzini - anche se non posso parlare molto perché ci sono processi in corso. Sicuramente ci vorrebbe un 'pentito di Stato' per andare avanti con la verità".

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