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Su Trump torna l'ombra dell'impeachment

15 giugno 2017 | 08.24
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 AFP PHOTO / SAUL LOEB - AFP
AFP PHOTO / SAUL LOEB - AFP

di Federica Mochi

Ostruzione alla giustizia. E' questo il perno dell'indagine avviata dal procuratore speciale per il Russiagate, Robert Mueller, nei confronti di Donald Trump, in riferimento al caso delle interferenze russe nel voto del novembre scorso. Secondo quanto rivela il 'Washington Post', gli investigatori capeggiati dall'ex capo dell'Fbi hanno intenzione di parlare con importanti funzionari dell'intelligence.

Il reato di ostruzione o ostacolo della giustizia potrebbe costare a Trump la poltrona, ora che il fantasma dell'impeachment - ossia la messa in stato di accusa del presidente dichiarata dalla Camera e votata dal Senato, e che in caso di condanna prevede la rimozione dall'incarico - è tornato ad aggirarsi nei corridoi della Casa Bianca. Ma quante probabilità ci sono che nei confronti di Trump venga avviata la procedura dell'impeachment?

Nonostante si tratti della stessa accusa che nel 1974 costrinse Richard Nixon alle dimissioni per lo scandalo del Watergate (avvenute prima che la procedura venisse formalmente avviata), non è mai accaduto nella storia americana che un presidente venisse deposto tramite questo procedimento. Solo in due casi venne invocato l'istituto: nel 1868 nei confronti del repubblicano Andrew Johnson e nel 1999 per Bill Clinton. Quest'ultimo subì l'impeachment per aver mentito sulla sua relazione con Monica Lewinsky (uno dei capi d'imputazione fu lo spergiuro), e per aver ostacolato la giustizia.

Impeachment, cos'è e come funziona

Stessa imputazione che fa ora tremare la Casa Bianca. Le leggi che sanzionano l'intralcio della giustizia richiedono che venga provato che una persona abbia cercato "in modo corrotto" di influenzare un'inchiesta. Nel caso di Trump, quindi, gli inquirenti dovrebbero trovare prove del fatto che il presidente intendeva effettivamente "ostacolare, influenzare o impedire" l'inchiesta su Mike Flynn quando disse a Comey che sperava che trovasse una via per lasciarla cadere.

Oltre all'impeachment, esiste una particolare alternativa, prevista dalla Costituzione americana. Si tratta del 25esimo emendamento, entrato a far parte della Costituzione nel 1967. Questo emendamento prevede che la maggioranza dei funzionari del governo e il vicepresidente possano inviare al presidente del Senato e allo speaker della Camera una dichiarazione nella quale si sostiene che il presidente non è più in grado di esercitare i suoi doveri e compiti. A quel punto, i suoi poteri andrebbero nelle mani del vicepresidente.

Se tuttavia, il presidente replica dichiarando di essere in grado di esercitare le sue funzioni, può riprendere il suo incarico. A quel punto spetta al vice e agli altri funzionari insistere per ribadire quanto già affermato. E' in questo momento che il Congresso è chiamato a pronunciarsi. Se i 2/3 del Congresso confermano che il Presidente non è più in grado di esercitare i suoi poteri e doveri, la guida del Paese viene affidata al vicepresidente.

Ma entrambe le ipotesi, impeachment e 25esimo emendamento, nel caso di Trump risultano quanto mai improbabili. O almeno sulla carta, dal momento che i repubblicani hanno la maggioranza sia alla Camera sia al Senato. Inoltre, la vicenda di Clinton, rinviato a giudizio dalla Camera repubblicana e poi assolto dal Senato democratico, insegna che questi standard spesso dipendono da convenienze politiche.

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