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Suarez, docente convocato da pm: "Io e colleghi ci dissociamo da fatto disgustoso"

23 settembre 2020 | 17.57
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(Fotogramma)
(Fotogramma)

(dall’inviata Silvia Mancinelli)

"Sono stato chiamato dalla procura come persona informata sui fatti, immagino per raccontare la mia esperienza nell’ateneo dove lavoro da anni, ma non sono potuto andare perché sono in isolamento fiduciario. Tuttavia lo ribadisco qui, l’Università per stranieri di Perugia non è quanto trapelato oggi dai media e io e alcuni miei colleghi già ci siamo dissociati dai fatti. Il danno di immagine per noi e per tanti studenti è stato grande. Sia la vicenda Suarez che i fondi ai cinesi sono questioni che riguardano i corsi di italiano per stranieri, una cosa nettamente distinta dai corsi di laurea. Io sono un professore universitario, Lorenzo Rocca (l’esaminatore tra gli indagati, ndr) è un insegnante di lingua italiana".

Salvatore Cingari è un professore di Storia delle dottrine politiche all’Università per stranieri di Perugia e all’Adnkronos prende le distanze dallo scandalo Suarez che ha travolto l’intero ateneo. "Gli unici colleghi coinvolti sono Giuliana Grego Bolli e Stefania Spina che insegnano glottodidattica e hanno avuto in passato incarichi direttivi nei corsi di lingua e cultura per stranieri - precisa il docente - Negli ultimi anni io e pochi ma significativi colleghi abbiamo cercato di dare un’altra visione dell’Università perché non riteniamo che debba soggiacere a questi elementi di marketing legati allo star system, che è un messaggio sbagliatissimo in una Università per gli stranieri tanto importante nel nostro Paese per l’integrazione, specie in un momento in cui non abbiamo ancora lo Ius soli".

Ma lui il calciatore uruguaiano lo ha visto almeno il giorno dell’esame? "Non ho visto Suarez perché ero in isolamento e non lo avrei visto anche fossi stato lì perché mi avrebbe dato disgusto - risponde Cingari - Sono un appassionato di calcio ma questo è un modo di vivere l’università sbagliato, nonostante sia quello dettato dalle linee direttive che l’Unione Europea sta dando a tutti gli atenei, di essere aziende autonome, aperte al mercato, che devono trovarsi i soldi da sole. E le piccole università cercano di sbarcare il lunario in modi disgustosi, al di là dagli aspetti penali sui quali non intendo entrare. La nostra è una università pubblica e gli studenti, i rappresentanti più sensibili, prima di sapere di questa ipotesi di illecito hanno denunciato questa cosa manifestando il loro disagio".

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