(Aki) - Sono centinaia i giovani sud sudanesi rientrati in patria dall'estero per unirsi ai ribelli fedeli all'ex vice presidente Riek Machar e combattere il governo del presidente Salva Kiir. Si stima che siano gia' un centinaio quelli tra i 18 e i 40 anni rimpatriati da Addis Abeba, in Etiopia, e oltre 300 quelli attesi nelle prossime due settimane. In precedenza si erano rifugiati qui per via del conflitto scoppiato a Juba il 15 dicembre scorso, ma poi sono tornati per unirsi all'opposizione. Al governo contestano di non aver accettato una transizione democratica, di non aver portato avanti i dialoghi interni.
A tentare di dissuadere i giovani sud sudanesi a rientrare in patria sono stati i saggi delle comunita' di rifugiati, che hanno tentato di spiegare loro come l'istruzione sia piu' importante. Ma per alcuni, che magari sono stati addestrati come bambini soldato dall'Esercito di liberazione del popolo del Sudan, ora è arrivato il momento di difendere il proprio Paese. ''Il fatto è che è stata imposta la guerra alla maggior parte del Sud Sudan. Crediamo che se la leadership non voglia il dialogo significa che non ci sara' una soluzione pacifica - dice James, 38 anni, trasferitosi in Etiopia subito dopo lo scoppio del conflitto a dicembre - Accettiamo la guerra e scendiamo in campo per vedere chi vincera'. Così faremo capire a chi ha imposto questa guerra che si è sbagliato''.