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Sudan, Ciarlo (Aics): "11 dipendenti italiani a Khartoum stanno bene"

19 aprile 2023 | 16.33
LETTURA: 2 minuti

"Nessun danno a nostra sede, situazione è grave ma non drammatica come in Afghanistan"

Sudan, Ciarlo (Aics):

"Stanno tutti bene" gli 11 dipendenti italiani dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) ed anche il personale locale che si trovano a Khartoum, la capitale del Sudan dove si continua a combattere. Lo afferma all'Adnkronos Emilio Ciarlo, responsabile per le relazioni internazionali dell'Aics, spiegando che i nostri connazionali si trovano al riparo nelle varie residenze, ma la situazione che "ovviamente desta preoccupazione" varia da quartiere a quartiere nella capitale sudanese dal momento che in aree specifiche come Khartoum 2 si registra "un'abbastanza intensa attività di saccheggio da parte delle varie milizie".

"Siamo in contatto continuo con loro", assicura Ciarlo, precisando che "il vero problema è solo a Khartoum, dove da giorni in alcune zone mancano luce e acqua", mentre fuori dalla capitale "la situazione è più tranquilla". In alcune ore i negozi nella capitale restano aperti e "non abbiamo grandissimi problemi. Pur essendo in uno scenario di crisi non è per il momento quello che abbiamo visto in Afghanistan", prosegue il responsabile per le relazioni internazionali dell'Aics, che rivela che nei giorni scorsi c'è stata apprensione quando alcuni paramilitari delle Forze di supporto rapido (Rfs) sono entrati in un ospedale "accanto al luogo dove erano riparati due nostri operatori".

In ogni caso, rimarca, "per le questioni relative alla sicurezza la competenza è dell'ambasciata e dell'Unità di crisi della Farnesina con cui siamo in stretto contatto".

Ciarlo sottolinea che finora nella sede dell'Aics a Khartoum non si sono registrati danni, grazie anche ai recenti interventi eseguiti per migliorarne la sicurezza, mentre due giorni fa nel piccolo ufficio di Nyala, nel Darfur, sono state sottratte scrivanie e tavoli, insomma "niente di preoccupante". Del tutto casualmente, aggiunge, il direttore della sede dell'Aics a Khartoum e la sua vice, Michele Morana e Cristina Pescante, sono in Italia ma "si tengono in contatto con i nostri, compreso lo staff locale".

"Ovviamente - evidenzia - ora le attività di cooperazione sono sospese, ma già da dopo il primo colpo di Stato si era ridotta la possibilità di operare liberamente nel Paese. Inoltre per policy dell'Ue non si faceva attività di capacity building in attesa che fosse completata la transizione democratica, mentre negli ultimissimi mesi era ripreso il dialogo anche a livello di ministri".

L'Aics, che conta su 61 operatori tra personale italiano e locale, svolge numerose attività in Sudan con 140 milioni di euro investiti in progetti di varia natura, principalmente nel settore della salute. "Abbiamo anche un progetto agricolo che riguarda il sesamo, un progetto di microcredito e portiamo avanti 4 programmi di cooperazione delegata europea per circa 25 milioni, di cui uno importante sul sostegno alle donne. Inoltre - conclude - riqualifichiamo il museo nazionale insieme all'Unesco e abbiamo un progetto con la Protezione civile sul risk management rispetto al controllo delle acque".

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