Da anni oramai la Russia è presente in diversi Paesi africani dove Mosca ha saputo ripristinare le relazioni consolidate dell'Unione sovietica per rilanciare la cooperazione, soprattutto nei settori militari, dell'energia e minerario, e garantirsi strategici sbocchi nei mari caldi. I Paesi maggiormente interessati dai rapporti nel settore della difesa sono l'Algeria e l'Uganda, a seguire il Sud Sudan e l'Angola. Ma anche il Sudan, con il suo affaccio sul Mar Rosso, è importante per Mosca, come ha ricordato oggi il Cremlino. Nel 2018, l'interscambio fra i due Paesi è stato di 500 milioni di dollari.
Nel 2017, il 50 per cento delle importazioni di armi in Sudan proveniva dalla Russia. Il Sudan è il secondo Paese africano importatore di armi russe dopo l'Algeria. Sono presenti in Sudan anche mercenari della Wagner, con il compito di addestrare le forze locali, e Khartoum ha sancito un accordo di cooperazione militare con Mosca. L'intesa consente alla Russia l'apertura, per 25 anni, di una base logistica navale a Port Sudan in cui potranno essere dislocati 300 militari e unità navali a propulsione nucleare.
Lo scorso giugno il capo di stato maggiore sudanese Mohamed Othman al-Hussein aveva annunciato, in una intervista all'emittente Blue Nile, la revisione dell'accordo definito sotto il regime di Omar al-Bashir, deposto nel 2019. Le autorità della transizione - che si sono riavvicinate in questi mesi agli Stati Uniti -"sono libere di rivedere l'accordo nel rispetto degli interessi del Paese. Se l'accordo è vantaggioso per noi e per i russi non ci saranno problemi", aveva detto.