di Giuseppe Greco
"Sto bene, anche grazie al grande lavoro fatto dall'ambasciatore. Ma io non sono una eroina, la notizia non sono io, la notizie è il Sudan". Antonella Napoli ricostruisce la vicenda che l'ha vista protagonista a Karthoum, dove la giornalista, fondatrice e presidente dell’associazione 'Italians for Darfur onlus' e membro del consiglio di presidenza di 'Articolo 21', si trova per seguire le proteste in corso nel Paese. Alla fine, la sua vicenda si è risolta cancellando quanto aveva filmato.
"Stavo facendo delle immagini, probabilmente ho ripreso qualcosa che non dovevo e mi hanno fermata. Mi hanno fatto capire che erano dei servizi di sicurezza, non erano della polizia, erano in borghese - racconta la giornalista, raggiunta telefonicamente dall'AdnKronos -. Mi hanno portato in una stanza anonima, non era un posto polizia, ma non mi hanno arrestata, mi hanno fermata".
"Mi hanno fatto tante domande - prosegue la Napoli nel racconto - e hanno voluto controllare tutto quello che avevo filmato, mi hanno detto che avrei potuto rischiare l'espulsione. Il problema è che in quel momento non avevo il passaporto perché domani vado in Darfour e la persona con cui sto lavorando qui aveva il passaporto per fare i permessi necessari". Dopo tutti i chiarimenti, la giornalista è stata rilasciata: "Alla fine si è risolto tutto cancellando le cose che avevo filmato e con la promessa che non avrei più ripreso", spiega la giornalista.
"Ma, ribadisco, la notizia non sono io e lo dico anche per rispetto ai tanti colleghi che hanno perso la vita, che sono stati ammazzati, io non ho subito nulla - sottolinea -. La notizia deve essere il Sudan. Oggi sono stata in mezzo alla manifestazione, intossicata dai fumogeni. Sono qui perché finalmente si parli di Sudan e spero che questa vicenda possa servire solo a questo".