Come in occasione della strage al settimanale satirico, anche questa volta la solidarietà ha iniziato a correre sul web con una serie di hashtag a sostegno del popolo tunisino, da #JeSuisTunisien a #JeSuisBardo
Da una parte, un attacco - l'ennesimo - alla cultura e alla democrazia, ma anche alla Tunisia e all'Occidente. Dall'altra, la reazione di chi non vuole farsi abbattere, cedere, vivere nella paura. Alla morte portata dalla tragedia che ha colpito ieri Tunisi, con l'attacco al museo del Bardo, risponde la vita dei social network. Come in occasione della strage al settimanale satirico 'Charlie Hebdo', anche questa volta la solidarietà ha iniziato a correre sul web, tra Facebook e Twitter, con una serie di hashtag a sostegno del popolo tunisino.
Ed ecco che #JeSuisCharlie diventa #JeSuisTunisie, a cui si sono accompagnate molte altre espressioni di sostegno come #JeSuisTunisien - postato anche dal primo ministro francese Manuel Valls, che scrive "siamo tutti tunisini" - e come #JeSuisBardo, hashtag mandato in rete da un account riconducibile al museo teatro dell'attacco terroristico, con la frase: "Viva la Tunisia, viva il Bardo, viva la cultura, l'arte, l'archeologia, viva il turismo tunisino".
Nous sommes tous Tunisiens #JeSuisTunisien pic.twitter.com/nNmYX9I1Xs
— Manuel Valls (@manuelvalls) 19 Marzo 2015
VIVE LA TUNISIE VIVE LE BARDO VIVE LE BARDO VIVE LE BARDO VIVE LA CULTURE, L'ART, L' ARCHÉOLOGIE, VIVE LE TOURISME TUNISIEN, VIVE LE BARDO.
— Musee Bardo Tunisie (@BardoMusee) 18 Marzo 2015