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Sul prossimo sindaco di Roma scintille tra Squinzi e Marchini

03 novembre 2015 | 21.12
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Sul prossimo sindaco di Roma scintille tra Squinzi e Marchini

La partita elettorale che impegnerà Roma il prossimo anno non è ancora partita ma l'atmosfera è già carica. Non siamo al 'carneade chi era costui' ma le parole del leader di Confindustria, Giorgio Squinzi, sui candidati imprenditori alla poltrona di sindaco della Capitale non sono piaciute per nulla ad Alfio Marchini in procinto di scendere nell'arena politica. E il botta e risposta è stato al calor bianco.

Ad innescare la miccia della polemica il leader di viale dell'Astronomia che in mattinata aveva espresso un certo scetticismo sulla presenza di imprenditori nella competizione elettorale. "Bene gli imprenditori tra i candidati alle prossime elezioni amministrative, ma in realtà non ne vedo tanti", aveva commentato aggiungendo poi un giudizio al 'veleno': "Di Marchini mi sfuggono le sue prodezze come imprenditore" cercando poi di 'correggere' la rotta', "i tanti imprenditori seri che ci sono nel nostro Paese spesso si sentono di dare un contributo alla vita civile e sono anche pronti a sacrificarsi in prima persona", ma inutilmente.

Immediata infatti, e non meno dura, la replica dell'imprenditore romano: "Capisco che dare lavoro a oltre 2500 famiglie assunti a tempo indeterminato malgrado la crisi di questi anni anche e in un settore povero come quello del 'customer service' non sia di interesse di Squinzi. Capisco meno chi come Squinzi mentre dice di avere a cuore la creazione di posti di lavoro lasci che un settore così 'people intensive', venga rappresentato da una associazione confindustriale dove gli interessi dei lavoratori sono piegati a quelle delle multinazionali a partire da quelle delle comunicazioni", ribatte Marchini.

Che lancia a Squinzi un guanto di sfida: "Quando il dottor Squinzi vorrà, farò volentieri un confronto pubblico per dar voce a quelle centinaia di migliaia di lavoratori e aziende che eroicamente in questi anni non hanno delocalizzato le loro attività in paesi che tutelano assai meno i lavoratori".

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