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Sul pulpito con lo smartphone, la predica si adegua e diventa social

11 gennaio 2017 | 14.47
LETTURA: 4 minuti

Sul pulpito con lo smartphone, la predica si adegua e diventa social

Sul pulpito con lo smartphone; l'omelia con i concetti fondamentali sintetizzati via tweet, e il telefonino sempre a portata di mano per aggiornarsi ed essere così più aderenti alla realtà. Anche la predicazione, ai tempi del web, pur mantenendosi fedele ai contenuti, si aggiorna e si arricchisce di novità che tengono conto di tutti gli ingredienti offerti dai social. C'è persino qualche sacerdote che utilizza spotify, il sistema che consente l'accesso gratuito alla musica, per arricchire la messa con canti liturgici.

"Intendiamoci, - premette all'Adnkronos don Sergio Tapia Velasco, docente di media training e public speaking alla Pontificia Università della Santa Croce a Roma - il contenuto della predicazione che si presenta nella parola di Dio naturalmente non cambia, ma è innegabile che i social hanno portato ad un cambio della forma. Il punto è entrare in sintonia con i fedeli con un linguaggio attuale".

"Ci sono enormi vantaggi ma anche rischi - avverte il sacerdote, che si occupa di filosofia della conversazione e tecniche del discorso orale - nell'approccio con Internet, ma penso che oggi un sacerdote non dovrebbe predicare senza avere accesso ad un telefonino per aggiornarsi. Un'omelia non può ignorare l'attualità: penso ad esempio alle stragi causate dal terrorismo o ai clochard che muoiono per il gelo. A volte basta un piccolo riferimento, inserito anche all'ultimo momento. L'importante è saper entrare in contatto con la gente perché se ci si pongono domande fuori dal tempo non va. Il Papa ce lo dice e ce lo mostra costantemente".

Animati da questo spirito, ci sono diversi sacerdoti - racconta il docente della Pontificia Università della Santa Croce - che via Facebook chiedono ai fedeli, in preparazione della messa domenicale, di scrivere le loro intenzioni di preghiera. E i 'desiderata' dei fedeli diventano oggetto di discussione nel corso della messa. "Papa Francesco - ricorda il sacerdote originario di Città del Messico - ci richiama spesso a non tenere omelie lunghe e noiose, facendoci le domande che la gente si pone". Da qui l'utilità dei social.

"L'entrare in conversazione con i fedeli - sottolinea l'esperto di comunicazione - non è più soltanto l'entrare nel confessionale dove la gente racconta i propri guai. Oggi la gente va ascoltata anche sui social. Penso ai giovani e credo che le loro conversazioni su Facebook possano essere illuminanti anche per un uomo di chiesa ai fini di entrare in sintonia".

La predicazione ai tempi dei social non è immune da rischi. "Quando si prepara un'omelia - spiega don Sergio Tapia - il ricorso al web può aiutare il prete a trovare aneddoti, modi di dire efficaci. Ma c'è anche il grande rischio della pigrizia per cui anziché preparare un'omelia in maniera adeguata, si finisce con il fare il 'copia incolla': il che significa perdere il senso della conversazione con i propri fedeli". Don Tapia Velasco è anche un grande conoscitore degli approcci pastorali ai nuovi movimenti religiosi. "On line - racconta - , specie tra i protestanti, - c'è un portale dove si trovano i sermoni tenuti da diversi predicatori. Il rischio è di finire in un supermercato di sermoni se non si fa ricorso alla disciplina".

La 'predica social' è certamente più congeniale ai preti giovani ma, come spiega l'esperto, "tanti sacerdoti, anche più avanti negli anni, hanno voglia di apprendere". In Messico, ad esempio, c'è un presule che ha dato vita ad una speciale app che consente di sapere in ogni momento quale sia la messa più vicina. Ci sono poi sacerdoti che riassumono via tweet, in maniera preimpostata, i concetti fondamentali della messa. "Il punto è entrare in conversazione con le persone. La persuasione - sintetizza don Tapia Velasco - si dà quando l'altro viene ascoltato come amico. E i social in questo senso, ferma restando la qualità della predicazione, possono dare una grande mano".

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