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Superlega, Vigorito: "Golpe non riuscito"

21 aprile 2021 | 14.44
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Il presidente del Benevento: "Serve un sistema equilibrato, non l'elemosina dai ricchi"

 - (Afp)
- (Afp)

"Sul modo come è stato condotto il tutto credo che bisogna soltanto sorriderci. Immaginare di uscire con un comunicato e l'indomani mattina fare un'altra cosa...non erano nemmeno i 12 apostoli, ci mancava Gesù....". Così il presidente del Benevento, Oreste Vigorito, parla all'Adnkronos del progetto Superlega ormai naufragato. "La mutualità? Non abbiamo bisogno di elemosina degli altri. E' come quando a Napoli i Borboni volevano risolvere il problema con il popolo distribuendo grano e pasta. Noi abbiamo bisogno di un sistema sano, integro, dove si riequilibrino i costi e ricavi, all'interno di un sistema che non può sparare fuochi d'artificio a mezzanotte e poi non fare colazione al mattino", ha aggiunto Vigorito.

"Ho seguito tutta la vicenda come parte interessata in quanto presidente di una squadra di calcio, come cittadino e come amministratore di una società. Credo ci sia stato un golpe che non è riuscito. L'errore della comunicazione è stato probabilmente una sottovalutazione di quella che sarebbe stata la reazione del popolo del pallone. Ogni tanto qualcuno perde il senso della misura e ritiene di poter dettare ritmi, tempi a tutti gli altri, senza rendersi conto o sottovalutando volutamente, non la parte industriale ed economica del calcio, ma la parte sociale", ha detto ancora.

"Un movimento come questo, che interessa qualche miliardo di persone, non può essere governato da 12 club che hanno il diritto di difendere gli interessi economici della società: non attraverso il depauperamento degli altri, ma attraverso delle riforme vere che incidano riequilibrando costi e ricavi e non a scapito dei più deboli. Ho avuto l'impressione di essere tornati alle monarchie assolute -prosegue Vigorito-, quando i sovrani dilapidavano le loro fortune, con feste di palazzo, ricevimenti e costruzioni e poi per risolvere il problema mettevano tasse alla popolazione. Questo portò alla rivoluzione in Francia e a Napoli. Perché quando togli il pane alla gente comune e alle società e al sistema intero, poi qualcuno si ribella".

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