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Credito: Supply Chain Finance, vale 559 mld euro ma servito solo 26%

23 marzo 2017 | 12.25
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Credito: Supply Chain Finance, vale 559 mld euro ma servito solo 26%

Nascono soluzioni innovative e si sviluppano nuove tecnologie abilitanti, si evolve la normativa, proliferano le startup ed entrano nel settore importanti player internazionali: è in pieno fermento in Italia il mercato del Supply Chain Finance, le soluzioni per il finanziamento del capitale circolante che fanno leva sul ruolo di un'impresa all’interno della filiera, oltre che sulle caratteristiche economiche, finanziarie o di business.

Eppure, in un contesto in cui il tempo medio di incasso dei crediti commerciali in Italia è di 78 giorni contro una media europea di 47 e quello di pagamento dei debiti ai fornitori di 137 giorni contro una media europea di 65, è evidente la necessità di nuove modalità di finanziamento per le imprese. E l'opportunità del credito di filiera è ancora in larga parte da cogliere: il mercato potenziale del Supply Chain Finance è pari a 559 miliardi di euro (il totale del montecrediti di crediti commerciali a fine 2015), un valore enorme di cui è servito solamente il 26%, pari a un valore di 147 miliardi di euro.

Sono i risultati della ricerca dell'Osservatorio Supply Chain Finance della School of Management del Politecnico di Milano, presentata questa mattina, a Milano, al convegno 'Supply Chain Finance: il domani è già qui!'.

Il mercato italiano del credito di filiera oggi è ancora dominato da due soluzioni di tipo tradizionale: l'anticipo fattura, cioè il finanziamento delle fatture non ancora riscosse, che vale 87 miliardi di euro, -3,3% rispetto all'anno precedente, e il factoring, la cessione di crediti commerciali vantati da un’azienda verso i debitori, che vale 57 miliardi (+1,8%), al cui interno cresce però del 7,7% fino a 2,8 miliardi di euro la quota del reverse factoring, la versione che permette ai fornitori di sfruttare il merito creditizio di un'azienda cliente per ottenere prezzi più bassi.

Stentano a decollare, invece, le soluzioni più innovative, come la carta di credito virtuale per la gestione semplificata dei pagamenti tra buyer e supplier, l’inventory finance, cioè il finanziamento delle scorte attraverso una linea di credito, o ancora l’invoice auction, un'asta digitale per investire nelle fatture, e il dynamic discounting, pagamento anticipato a fronte di uno sconto proporzionale ai giorni di anticipo. Ma all’orizzonte ci sono importanti opportunità di crescita per queste soluzioni perché il contesto italiano presenta tutte le condizioni per lo sviluppo del Supply Chain Finance.

“La ricerca evidenzia un cambio radicale nella velocità di sviluppo del mercato del credito di filiera in Italia: uno sviluppo - spiega Stefano Ronchi, responsabile scientifico dell'Osservatorio Supply Chain Finance -che, più che nei numeri, si rileva nella nascita di nuove soluzioni, nelle evoluzioni normative che ne abilitano l’adozione, nell’ingresso prepotente di nuovi player e di startup, mentre le tecnologie che si stanno affacciando come blockchain, big data e Application Programming Interface, offrono nuove opportunità”.

“Sono passati i tempi in cui il Supply Chain Finance era una chimera: le soluzioni sono ormai consolidate e rappresentano una certezza per la gestione finanziaria delle imprese", evidenzia Alessandro Perego, direttore del dipartimento di Ingegneria gestionale e direttore scientifico degli Osservatori Digital Innovation.

"Se le imprese italiane riusciranno a operare come network di sistema e non come entità singole, ci sono tutte le condizioni per lo sviluppo in Italia. Per le aziende, però, è fondamentale scegliere adeguatamente la soluzione da adottare per finanziare il capitale circolante, individuando il giusto mix, secondo la formula migliore per ogni fornitore”, aggiunge.

“Nella valutazione del merito creditizio - dice Federico Caniato, direttore dell'Osservatorio Supply Chain Finance - è auspicabile identificare modalità innovative che permettano alle imprese e ai loro finanziatori di acquisire una migliore conoscenza della filiera integrando diverse fonti informative. In particolare, è opportuno integrare il rating finanziario a quello operativo, che può fornire dati trasparenti e obiettivi utili alle aziende ma anche al mondo finanziario, anticipando situazioni di sofferenza e valutando il potenziale di aziende finanziariamente deboli ma meritevoli di sostegno”.

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