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Tabelle, news e testimonial: i web content di 'bastaunsì'

31 luglio 2016 | 13.15
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Tabelle, news e testimonial: i web content di 'bastaunsì'

Sapevate che in oltre 50 anni il Cnel (Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro) ha prodotto 14 proposte di legge, tutte ignorate dal Parlamento? E che dal '79 sono state presentate 262 proposte di legge di iniziativa popolare ma solo 3 sono diventate leggi? Non è un quiz da ombrellone per l'estate 2016, ma sono alcuni dei temi legati alla riforma costituzionale che il Comitato per il sì approfondisce sul sito bastaunsì.it.

Se il referendum del prossimo autunno, come sottolinea con insistenza sempre maggiore lo stesso premier Matteo Renzi, deve essere una questione di merito, il Comitato nazionale 'Basta un sì' sta facendo proprio dei contenuti della riforma il terreno di confronto principale della campagna referendaria. Puntando molto sul web e sui social.

Sul sito Internet (dove il 'counter' dei finanziamenti raggiunti si aggiorna in tempo reale ed è vicino ai 100mila euro del primo 'step') in particolare la parola d'ordine è quella di spersonalizzare il referendum (da Renzi e dal governo). Come? Con la campagna 'Personalizziamolo tutti': "Continueremo a chiedere a tutti di inviarci una foto, un video, il nome e le ragioni del proprio impegno per il Sì", si legge sulla home page.

Abbinata alla campagna 'personalizziamolo tutti', la rubrica 'voto sì perché', con le foto e le dichiarazioni di cittadini comuni, dal pensionato all'ingegnere, dalla studentessa alla commerciante, al fianco di quelle Vip di giuristi, studiosi e politici.

Ma sono le tabelle legate ai vari temi referendari che entrano nel merito e offrono approfondimenti legati alle riforme. Sul Cnel (che con la riforma verrebbe abolito) per esempio, dove 'bastaunsì' spiega che il Consiglio è costato circa 1 mld di euro dalla sua istituzione ad oggi. Nel dettaglio, il Cnel è costato circa 20 milioni di euro all’anno (tra indennità dei 64 consiglieri, rimborsi spese, viaggi, sede, staff, consulenze) e ha prodotto 14 proposte di legge in oltre 50 anni, tutte ignorate dal Parlamento.

Altro elemento fondante delle riforme, il superamento del bicameralismo paritario (articolo 70 della Costituzione). Da un approfondimento dei dati della XVII legislatura (quindi dal marzo 2013 a oggi), risulta che sono state approvate da almeno una Camera 260 proposte di legge ordinaria (148 al Senato e 112 alla Camera). Di queste, con il nuovo articolo 70 introdotto dalla riforma solo 7 (il 2,7%) sarebbero state approvate con procedimento bicamerale. A queste 7 andrebbero poi aggiunte tre leggi costituzionali: il totale salirebbe a 10 su 263 (il 3,8%). La percentuale calerebbe ulteriormente (sotto il 3%) considerando poi le 75 leggi di conversione dei decreti approvate dal Parlamento, leggi che non sono di approvazione bicamerale.

Ancora, sul bicameralismo e sui tempi (la riforma introduce tempi certi per l'esame delle leggi come i 70 giorni per le proposte del governo). Dai dati spulciati dal Comitato risulta che dall’inizio di questa legislatura il Parlamento ha impiegato in media 218 giorni (più di sette mesi) per approvare una legge. Un intervallo che sale a 445 giorni per i disegni di legge di iniziativa parlamentare, mentre è di 169 giorni per quelli di iniziativa governativa.

Diverse le leggi rimaste 'impantanate' tra Camera e Senato. Il record è saldamente nelle mani della legge sul contrasto all’omofobia e transfobia: 1143 giorni di stop (esame iniziato il 6 giugno 2013, approvazione della Camera il 19 settembre 2013, ora ferma al Senato). Per restare all'attualità degli ultimi giorni, la legge sul reato di tortura ha superato i tre anni di stop (esame iniziato il 22 luglio 2013).

Stessa sorte anche ad alcune proposte governative, come quella sulla responsabilità in ambito medico e sanitario (esame iniziato il 27 marzo 2014 e approvazione della Camera il 28 gennaio 2016) e quella sulla sperimentazione clinica dei medicinali (in discussione dal 19 marzo 2014, con approvazione in Senato il 24 maggio 2016).

Altri temi vengono poi suggeriti sui senatori a vita, anche questi aboliti dalle riforme. Secondo uno studio pubblicato su lavoce.info, nelle ultime tre legislature (dal 2001 al 2013) i senatori a vita sono stati presenti solo nell’11 per cento delle votazioni cui avrebbero potuto partecipare. Il referendum, tra le altre cose, andrà ad occuparsi proprio di referendum in forza della nuova disciplina introdotta dalle riforme per le proposte di legge di iniziativa popolare.

Come spiega sempre il Comitato, dal 1979 ad oggi sono state presentate 262 proposte di legge di iniziativa popolare. Di queste, solo 3 sono diventate legge, anche perché abbinate a Pdl parlamentari identiche. Secondo una ricerca sugli archivi parlamentari (che arrivano però solo al 1979), ben 151 proposte di legge di iniziativa popolare non sono nemmeno state discusse (si tratta di quasi il 60%). Calcolando le firme necessaria per presentarle (non meno di 50mila), il Comitato ha evidenziato che almeno 7,5 milioni di firme di cittadini non sono servite a nulla.

Secondo l’Articolo 71, come modificato dalla riforma costituzionale, il Parlamento avrà l’obbligo di discutere le proposte di legge di iniziativa popolare in tempi certi e di arrivare ad una deliberazione conclusiva.

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