
Dalle microplastiche alle cozze, il viaggio dei batteri
La plastica in mare è colonizzata da numerosi microorganismi, inclusi alcuni batteri tossici che, secondo i risultati di lo studio, entrano così nella catena alimentare
La plastica in mare è colonizzata da numerosi microorganismi, inclusi alcuni batteri tossici che, secondo i risultati di lo studio, entrano così nella catena alimentare
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Scampi alla griglia in plastica, zuppa di scorfano alla plastica, acciughe e sgombri al forno con plastica. Questo sembra essere il menù degli italiani questa estate. La plastica non ce la mangiamo, perché si concentra nell’intestino e il pesce abitualmente lo consumiamo eviscerato, ma l’allarme rimane e non va in alcun modo sottovalutato.
Nelle acque marine superficiali del Mar Tirreno centrale si riscontra una diffusa presenza di microplastiche, con concentrazioni elevate sia in aree fortemente impattate, come la foce del Tevere e il porto di Olbia, che in zone lontane da fonti inquinanti come l’isola di Capraia. Una contaminazione che non risparmia aree potenzialmente poco impattate come Capraia, anzi: qui è stata registrata la concentrazione più alta, oltre 300mila particelle per chilometro quadrato.
Come sta il mare post lockdown? L’inquinamento da plastica e microplastica è aumentato o diminuito, complice il crescente uso di dispositivi di protezione individuale e plastica monouso? Per rispondere a queste domande ma anche per documentare l'enorme biodiversità dei nostri mari e studiare come anch'essa stia soffrendo l'impatto dei cambiamenti climatici, parte giovedì 16 luglio da Porto Santo Stefano (Grosseto) il tour di Greenpeace 'Difendiamo il mare'.
Le microplastiche minacciano sempre di più anche i laghi italiani: in tre anni, infatti, nelle acque del lago di Garda, Trasimeno e Bracciano è aumentata la concentrazione media di microparticelle di plastica per km2; polistirolo e polietilene i frammenti più diffusi.
“Vi sono prove che le microplastiche abbiano raggiunto le regioni più remote del pianeta”. Si apre con questa affermazione l’articolo pubblicato sulla rivista scientifica Biology Letters del team di ricerca internazionale che vede come capofila l'Università di Siena e che ha dato la prima evidenza di contaminazione da microplastiche in animali terrestri antartici.