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Taiwan, Amighini (Ispi): 'Situazione esplosiva, sottovalutata da tempo'

17 novembre 2021 | 17.56
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'Pechino intende comunque perseguire l'obiettivo di "una sola Cina" entro la scadenza fissata del 2049, centenario della nascita della Repubblica Popolare'

(Fotogramma)
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Quella di Taiwan "è una situazione esplosiva a dir poco", che finora "è stata colpevolmente sottovalutata" dal resto del mondo. A dirlo all'Adnkronos è la r icercatrice dell'Ispi Alessia Amighini, ricordando che Pechino intende comunque perseguire l'obiettivo di "una sola Cina" entro la scadenza fissata del 2049, centenario della nascita della Repubblica Popolare. E non a caso "le esercitazioni dell'esercito cinese sono sempre volte all'invasione di Taiwan". Pechino ha infatti "già messo in conto che prima o poi invaderà l'isola e annetterà Taiwan".

Intervistata all'indomani del vertice online fra il presidente americano Joe Biden e la controparte cinese Xi Jinping, Amighini non pensa che l'incontro possa aver diminuito o aumentato la tensione su Taiwan. "La tensione è strutturale e bollente da tanto tempo, non c'è un'evoluzione o una deriva, è da tempo che la situazione è così - sottolinea - Se deve scoppiare la terza mondiale, scoppia a Taiwan".

"Taiwan - spiega - è così ambita da Pechino per motivi nazionalisti ma soprattutto per ragioni economiche, perché tutta la tecnologia di cui la Cina ha bisogno per essere più indipendente dagli Stati Uniti adesso è a Taiwan. Gli Stati Uniti lo sanno benissimo, perché anche loro importano microprocessori da Taiwan. E questo renderebbe qualsiasi tipo di screzio, anche minimo, una catastrofe per tutti noi. Già adesso ci sono problemi enormi di approvigionamento di componenti avanzati, se poi lì dovessero bloccare la produzione saremmo allo scacco matto. E' un problema serissimo che abbiamo sottovalutato per decenni".

Al momento, afferma Amighini, che è anche docente all'università del Piemonte orientale, gli scenari possibili sono due. Il primo, "più desiderabile", è quello di "una tensione alta permanente, senza che succeda nulla". "Questo per qualche anno potrebbe anche durare" ma, avverte l'esperta, i cinesi hanno fissato l'obiettivo di una sola Cina per il 2049 e "se i cinesi pianificano una cosa ci devono arrivare".

L'altro scenario, che probabilmente anche Pechino vuole evitare, è che vi sia un susseguirsi di eventi "che anticipino i tempi". Il patto strategico Aukus stretto fra Stati Uniti, Gran Bretagna e Australia "è un modo per prepararsi a questo", nota la ricercatrice. Che ammonisce: "sappiamo che le cose possono incominciare anche in modo fortuito".

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