Taiwan, Sisci: "Pericoli più grandi che in Ucraina"

23 maggio 2022 | 13.09

Dopo le parole di Biden secondo il sinologo "l'isola è sempre più sotto un'orbita di difesa americana e la Cina in una posizione sempre più difficile"

"Questa volta è decisamente la fine dell'ambiguità strategica" degli Stati Uniti. Il sinologo Francesco Sisci esordisce così rispondendo alle domande dell'Adnkronos dopo le parole di Joe Biden da Tokyo, con il presidente americano che ha risposto "sì" a una domanda se sarebbe pronto a un coinvolgimento militare diretto per difendere Taiwan dalla Cina, che considera l'isola - indipendente di fatto - "parte inalienabile" del suo territorio. Subito dopo le dichiarazioni di Biden, al suo primo viaggio in Asia da presidente, la Casa Bianca si è affrettata a chiarire che la politica Usa su Taiwan non è cambiata.

Ma, evidenzia Sisci, il valore aggiunto delle parole di Biden sta nel fatto che - rispetto a dichiarazioni analoghe dello scorso ottobre, con analoga puntualizzazione da parte della Casa Bianca - questa volta il presidente americano parlava da Tokyo e "sta cambiando radicalmente la situazione di Taiwan, quindi l'isola entra sempre più chiaramente sotto un'orbita di difesa americana". E, dice, l'intervento di Biden "pone un argine e rassicura il nervosismo di tanti Paesi asiatici, a cominciare da Taiwan", che ha subito ringraziato il presidente americano, "e dallo stesso Giappone". Un intervento che non va letto a senso unico perché, prosegue, se da una parte "fa male alla Cina, dall'altra controlla fughe in avanti contro la Cina". Gigante asiatico che per il momento "non ha alzato la posta", osserva, dopo che la diplomazia di Pechino ha invitato a "non sottovalutare la determinazione del popolo cinese". In un momento in cui, evidenzia il sinologo, "è tutto molto, molto difficile e questi pericoli sono come e più grandi di quelli in atto oggi in Ucraina".

'a Pechino saggio gettare acqua sul fuoco, ma attenti ai falchi in Cina e in Russia'

Cosa farà ora la Cina? "Cercare di gettare acqua sul fuoco sarebbe una scelta saggia", risponde Sisci. Ma, "qualcuno dei falchi a Pechino potrebbe decidere che invece è il caso di aiutare la Russia o comunque alcuni dei falchi in Russia potrebbero decidere di usare questa situazione per attizzare nuovi fuochi politici in Asia e in Cina". Secondo il sinologo, "è una conseguenza dell'attacco russo in Ucraina" che "ha spaventato Taiwan, il Giappone" e non solo, e la Cina "è stata ambigua, non ha eliminato queste paure in maniera radicale né ha scelto di andare contro la Russia". E "questa ambiguità cinese con la Russia in tempi normali poteva funzionare, ma in tempi di guerra no" e "la questione ucraina" sta "aumentando la tensione anche in Asia".

Di fatto, "navighiamo a vista" in una "situazione estremamente delicata in cui sembra la Cina sia prigioniera della cornice ideologica che le impedisce di fare dei salti di qualità che sbloccherebbero la situazione". Mentre "anni di tensione" della Cina "con i vicini sono difficili da risolvere con due strette di mano", Taiwan "dovrebbe essere estremamente tranquillizzata" dalle parole di Biden, che "dovrebbero impedire fughe in avanti", ma la "politica interna dell'isola è difficilmente controllabile".

'Cina in posizione sempre più difficile, accumulo tensioni interne e nell'area'

Sisci parla di una Cina che "nel prossimo futuro è certamente in una posizione sempre più difficile" perché "si sta consolidando un cordone sanitario" intorno al gigante asiatico e perché intorno alla Repubblica Popolare "ci sono sempre più punti di tensione", a cominciare dalla Corea del Nord, tra crisi alimentare, test missilistici, "Covid che avanza fuori da ogni controllo", in una "situazione di grande volatilità in un Paese armato di missili e testate nucleari". "Non è chiaro cosa farà la Corea del Nord, né cosa farà la Cina, dove da mesi ormai il Paese è nelle spire di un Covid che non riesce e non può riuscire a controllare", prosegue, parlando di un "accumulo di tensione dentro e intorno alla Cina", di una "situazione che diventa di giorno in giorno più tesa e pericolosa".

Sisci legge quindi le scelte di Biden come un "contenimento delle paure dei Paesi vicini della Cina" verso il gigante asiatico, come "un tentativo dell'America di contenere e controllare una situazione sempre più difficile".

'Ipef iniziativa potenzialmente ancor più delicata, zuccherino sui dazi'

Lo scorso ottobre il presidente americano era già intervenuto durante una town hall sulla Cnn dopo che il leader cinese Xi Jinping era tornato a ribadire che è "inevitabile" la "riunificazione" di Taiwan, una "provincia ribelle" per Pechino. Gli Stati Uniti difenderanno Taiwan in caso di attacco da parte della Cina, diceva Biden, "abbiamo un impegno su questo". In base alla politica di 'una sola Cina', gli Usa non riconoscono l'isola come stato indipendente dalla Cina, ma in base al Taiwan Relations Act del 1979 gli Stati Uniti sono impegnati a fornire a Taipei armi per la difesa.

E, oltre alle parole odierne su Taiwan, "che vanno in qualche modo a colpire il punto più sensibile delle relazioni tra Cina e Stati Uniti", Biden - rileva Sisci - ha anche annunciato "questa nuova comunità economica in Asia. Il riferimento è all'Indo-Pacific Economic Framework (Ipef), un'iniziativa che il sinologo considera "potenzialmente ancor più delicata" perché "crea una comunità economica enorme che va in competizione con la Cina". L'obiettivo dell'Ipef è rafforzare i rapporti commerciali tra gli Usa e i 12 Paesi coinvolti (Australia, Brunei, India, Indonesia, Giappone, Corea del Sud, Malaysia, Nuova Zelanda, Filippine, Singapore, Thailandia e Vietnam). Non c'è Taiwan. C'è però, conclude Sisci, "uno zuccherino", il fatto che Biden abbia detto di che sta "considerando" la revoca di alcuni dazi commerciali sulle merci cinesi, con un riferimento alle misure imposte dall'Amministrazione Trump.

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