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Tangenti in Laguna: “A Galan 1 mln di euro all’anno”.

04 giugno 2014 | 08.30
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“Fondi neri per campagne elettorali”: 35 arresti per l’inchiesta sugli appalti del Mose, domiciliari al sindaco del PD Giorgio Orsoni. I reati ipotizzati vanno dalla corruzione alla concussione fino al riciclaggio, prodotti fondi neri per 25 milioni. Al deputato di FI oltre un milione per la ristrutturazione della villa: “Accuse inverosimili, chiederò di essere ascoltato al più presto” . Pd diviso: Fassino sicuro della onestà di Orsoni, Puppato attacca

Tangenti in Laguna: “A Galan 1 mln di euro all’anno”.

Nuova tangentopoli in Veneto. Un terremoto che ha portato all’arresto di trentacinque persone, 25 in carcere e 10 agli arresti domiciliari, e un centinaio sotto indagine. Nel mirino della Procura di Venezia politici e imprenditori al centro di presunte tangenti pagate per il Mose, il sistema di dighe mobili per la salvaguardia della città lagunare dalle acque alte. I reati ipotizzati vanno dalla corruzione alla concussione fino al riciclaggio, al finanziamento illecito ai partiti, alla violazione del segreto istruttorio, millantato credito, favoreggiamento personale. Tra gli arrestati nomi di spicco della politica, tra i quali il sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni (PD), indagato per finanziamento illecito ai partiti e finito agli arresti domiciliari. La Procura ha inoltre formulato una richiesta di arresto per l’ex governatore e ministro Giancarlo Galan, attualmente deputato di Forza Italia e presidente della commissione Cultura della Camera. Tra gli indagati compare anche Marco Milanese, già consigliere politico di Giulio Tremonti, all’epoca dei fatti ministro dell’economia e componente delle Commissioni Tesoro e Finanze.

Fondi neri per campagne elettorali - Le indagini, che hanno portato ad un centinaio di perquisizioni in Veneto, Lazio, Lombardia ed Emilia Romagna, è emerso un “sistema che ha prodotto, attraverso triangolazioni con società estere con sedi in Svizzera e San Marino, 25 mln di euro di fondi neri” dei quali ora si è “accertata la destinazione” risalendo a responsabilità soggettive, ha detto il comandante della Gdf del Veneto, Bruno Buratti nel corso della conferenza stampa in Procura a Venezia.

In particolare, ha spiegato il procuratore aggiunto di Venezia Carlo Nordio, nell’ordinanza del Gip di Venezia di 711 pagine si precisa che i fondi neri del Mose “sono stati utilizzati per campagne elettorali e, in parte, anche per uso personale da parte di alcuni esponenti politici. Hanno ricevuto elargizioni illegali persone di entrambi gli schieramenti. Ciò è documentato al di là di ogni ragionevole dubbio ed è per questo che sono stati presi provvedimenti così severi”.

Secondo quanto emerge nell’ordinanza del gip di Venezia nell’ambito dell’inchiesta sul Mose all’ allora presidente della Regione del Veneto, Giancarlo Galan, veniva versato uno ‘stipendio’ annuale di un milione di euro. Nello specifico si tratta di 900mila euro tra il 2007 e il 2008 “per il rilascio nell’adunanza della Commissione di Salvaguardia del 20 Gennaio 2004 del parere favorevole e vincolante sul progetto definitivo del “Sistema Mose””. Ma non bastano: tra il 2006 e il 2007 ancora 900mila euro erano state versati “per il rilascio dell’adunanza del novembre 2002 e del gennaio 2005 del parere favorevole della Commissione ‘Via’ della Regione Veneto sui progetti delle scogliere alle bocche di porto di Malamocco e Chioggia”. L’assessore regionale Renato Chisso, sempre di Fi, riceve di meno, ma gli viene garantito uno stipendio annuale oscillante tra i 200mila e i 250mila euro, dalla fine degli anni ‘90 - si legge ancora nell’ordinanza - fino ai primi del 2013. Quel denaro serviva secondo le dichiarazioni della sua ex segretaria Claudia Minutillo “per agevolare il Gruppo Mantovani nella presentazione e nell’iter burocratico relativi ai project financing che le società del gruppo Serenissima Holding presentavano in Regione”. “Quando Galan era presidente - ricorda la Minutillo - il controllo delle commissioni e degli assessorati era praticamente totale”.

I soldi a Galan venivano versati in contanti. Secondo quanto accertato dagli inquirenti, l’ex presidente del Veneto avrebbe ricevuto 200mila euro nel 2005 all’Hotel Santa Chiara di Venezia da Piergiorgio Baita (della Mantovani Costruzioni) attraverso la segretaria per finanziare la sua campagna elettorale. E ancora: 50mila euro nel 2005 versati in un c/c presso S.M. International Bank Spa di San Marino, più altri finanziamenti per altre campagne elettorali consegnati sempre da Baita alla Minutillo. Nelle sua dichiarazioni, anche Piergiorgio Baita ha confermato il coinvolgimento dell’ex presidente del Veneto nel meccanismo fornendo dettagli precisi: versamenti a Galan sono continuati anche quando il politico padovano non era già più presidente del Veneto.

Fra le contestazioni a Galan ce n’è una particolare: quella di aver ottenuto il pagamento della ristrutturazione della propria villa di Cinto Euganeo, nel padovano. Nel 2007/2008 venne ristrutturato il corpo principale del casale e nel 2011 la barchessa dal Tecnostudio Srl a portarli a termine “che sovrafatturava alla Mantovani alcune prestazioni effettuate presso la sede Mantovani e per il Mercato Ortofrutticolo di Mestre”. La ristrutturazione della villa quindi a Galan non costò nulla: con le fatture false a pagare era la Mantovani Costruzioni. E per la ristrutturazione la società ha sborsato 1 mln e 100.000 euro.

Marco Milanese, secondo l’ordinanza, doveva influire sulla concessione dei finanziamenti del Mose e in particolare nel far inserire tra gli stanziamenti inclusi nella delibera del Cipe 31 del 2010 e nei decreti collegati anche la somma relativa ai lavori gestiti dal Consorzio Venezia Nuova, inizialmente esclusa dal ministero “in violazione evidente dei principi di imparzialità e indipendenza, la somma di 500mila euro che veniva consegnata personalmente dal presidente del Consorzio Giovanni Mzzacurati”, scrivono i giudici.

Pm Nordio, tangentopoli uguale a 20 anni fa - “Avendo trattato tangentopoli 20 anni fa - ha dichiarato il magistrato - posso dire che gran parte della corruzione scoperta oggi è simile e molti dei protagonisti sono gli stessi. Ma questo è un sistema molto più sofisticato. Gli elementi in comune di questa vicenda con il passato sono una spartizione equivalente di risorse tra le varie forze politiche di destra e di sinistra e la constatazione che la madre della corruzione, 20 anni fa come oggi, non è solo l’avidità umana, ma appunto la complessità delle leggi. Al di là dell’inchiesta di oggi - ha concluso Nordio - voglio ricordare quanto scrissi già 15 anni fa: una delle cause della corruzione deriva dalla farraginosità delle leggi, dal numero delle leggi e dalla loro incomprensibilità, e da una diffusione di competenze che rende difficile individuare le varie responsabilità”.

Inchiesta Mose avviata 3 anni fa, primi arresti a febbraio 2013 - Gli arresti compiuti oggi sono il frutto di tre anni di indagini che hanno portato a raccogliere, secondo gli investigatori, prove concrete di un vero e proprio sistema di corruzione tra esponenti politici e imprenditori. I primi arresti avvennero il 28 febbraio 2013. In carcere finì Piergiorgio Baita, presidente della Mantovani Costruzioni con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale. Secondo le indagini delle Fiamme gialle sarebbe stato messo in atto un giro di fatture tramite società “cartiere” con sede all’estero. In manette, oltre a Baita, tra gli altri Claudia Minutillo, l’ex segretaria personale dell’ex presidente del Veneto, Giancarlo Galan. La cifra calcolata per la maxi evasione fiscale, secondo gli investigatori, sarebbe stata di circa 20 mln di euro.

Il 12 luglio 2013 la seconda ondata di arresti, che coinvolse, tra gli altri, il “padre del Mose”, Giovanni Mazzacurati, già presidente del Consorzio Venezia Nuova: si era dimesso dalla carica solo un paio di settimane prima. L’accusa era turbativa d’asta per appalti riguardanti il Porto di Venezia. Le piste seguite dalle Fiamme Gialle portano a fondi neri creati manipolando la gare d’appalto facendo così lievitare i costi del Mose e delle altre opere per la salvaguardia di Venezia.

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