Con le musiche composte da Paolo Fresu, alla tromba e al flicorno, per la regia di Giorgio Gallione
Un 'Tango Macondo' sospeso fra la Sardegna dello scrittore Salvatore Niffoi e la città inventata da Gabriel Garcìa Màrquez, a rappresentare la storia di Matoforu, un 'venditore di metafore' sardo e del suo amore per Anzelina, la sua cantatrice, per un viaggio - sottolineato e accompagnato dalle musiche composte da Paolo Fresu, che si esibisce alla tromba e al flicorno - in un territorio definito come "ai confini tra il delirio e la geografia", che parte da Mamoiada nella profonda Barbagia e arriva fino al Sud America di Macondo, il paese immaginario nato dalla fantasia dell'autore di 'Cent'anni di solitudine'. Il tutto, in scena dal 7 al 12 dicembre al teatro Quirino di Roma con Ugo Dighero, Rosanna Naddeo, Paolo Li Volsi.
Spiega l'ideatore dello spettacolo, tratto dal romanzo 'Il venditore di metafore' di Niffoi, nonché regista Giorgio Gallione: "In una narrazione che vuole essere fluviale, convivono realismo magico e tragedia; un racconto fantastico che lega due terre confinanti che diventano laboratorio e crogiuolo di un’intera umanità. Con le musiche di Fresu a guidare il racconto, restituendogli tutta la ricchezza evocativa e facendo fermentare passioni e follia, radiografate in tutta la loro strabocchevole umanità e ricchezza". Tra narrazione e musica, tanghi e musica popolare, riti arcaici e immagini oniriche, 'Tango Macondo' ricerca il sapore incantato di un tempo in cui le storie servivano anche ad alleviare la fatica del vivere e a ribadire la necessità quasi fisiologica dell’essere umano di ascoltare e raccontare.
(di Enzo Bonaiuto)