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Università: tassi occupazione e retribuzioni più alte per laureati sanitari e ingegneri

25 luglio 2017 | 15.11
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Università: tassi occupazione e retribuzioni più alte per laureati sanitari e ingegneri

I laureati a cinque anni dal titolo lavorano nell'84% dei casi, oltre la metà è assunta a tempo indeterminato, la quota dei lavoratori autonomi sfiora il 20%. I tassi di occupazione e le retribuzioni più elevate li registrano i laureati nelle professioni sanitarie e gli ingegneri. I dati sono del XIX Rapporto AlmaLaurea sulla Condizione occupazionale dei laureati, mostrano come la laurea continui a rappresentare un investimento contro la disoccupazione, soprattutto nel lungo periodo. Tra uno e cinque anni, infatti, tutti gli indicatori esaminati, tasso di occupazione, tasso di disoccupazione, tipologia dell'attività lavorativa, retribuzioni, migliorano sensibilmente per tutti i gruppi disciplinari presi in esame, a riprova dell'efficacia del titolo di laurea nel medio termine.

Dal Rapporto AlmaLaurea, che ha coinvolto oltre 75 mila laureati magistrali biennali del 2011 a cinque anni dal conseguimento del titolo, emerge che il tasso di occupazione è pari all'84%; tra i laureati a un anno dal titolo e a cinque anni, la percentuale è aumentata significativamente, dal 72 all'84%. I laureati delle professioni sanitarie e quelli dei gruppi ingegneria mostrano le migliori performance occupazionali, con un tasso di occupazione superiore al 90%. A seguire, i laureati dei gruppi economico-statistico (89%), scientifico (88%), chimico e architettura (86%, per entrambi). Di poco inferiori alla media sono, invece, gli occupati degli ambiti disciplinari linguistico e politico-sociale, agraria, educazione fisica (tutti intorno all'82%).

Restano al di sotto della media i tassi di occupazione dei laureati dei gruppi psicologico (79%), insegnamento (77%), geo-biologico e giuridico (76%, per entrambi), letterario (75%): la dimostrazione di come le difficoltà occupazionali non coinvolgano esclusivamente le lauree umanistiche. Il tasso di disoccupazione, a cinque anni dalla laurea, è pari al 9%; rimane su valori più elevati tra i laureati dei gruppi letterario (15%), giuridico e geo biologico (14%, per entrambi), insegnamento (13%), psicologico, politico-sociale e agraria (11% in tutti e tre i casi). Al lato opposto si trovano invece i laureati delle professioni sanitarie e di ingegneria, il cui tasso di disoccupazione è pari ad un fisiologico 3%; sempre sotto la media, i gruppi scientifico ed economico-statistico (6%, per entrambi).

Tra i laureati del 2011 coinvolti nell'indagine a cinque anni dalla laurea risulta assunto con un contratto alle dipendenze a tempo indeterminato (compreso quello a tutele crescenti) il 56% dei laureati, 30 punti percentuali in più rispetto a quando gli stessi laureati furono contattati ad un anno dal conseguimento del titolo. Cresce anche la quota di lavoratori autonomi, che a cinque anni dalla laurea rappresentano il 18% degli occupati (11 punti percentuali in più rispetto a quanto rilevato sui medesimi laureati del 2011, ad un anno).

Il 79% dei laureati delle professioni sanitarie è assunto con un contratto a tempo indeterminato. Seguono con il 76% gli ingegneri, con il 68% i laureati del gruppo insegnamento e con il 65% quelli del gruppo economico statistico. Con percentuali lievemente superiori al 60% ci sono i laureati degli indirizzi chimico, scientifico e politico sociale. All'estremo opposto, si trovano i laureati dei gruppi architettura, giuridico, educazione fisica e psicologico, tutti con una quota di occupati a tempo indeterminato inferiore al 35%. Resta vero che proprio tra i laureati di questi gruppi è maggiormente diffuso il lavoro autonomo: a cinque anni dalla laurea è pari al 53% per il gruppo giuridico, al 52% per gli architetti e al 38% per gli psicologi.

A livello complessivo, i laureati magistrali a cinque anni dal titolo percepiscono in media 1.405 euro netti mensili. Sono soprattutto i laureati di ingegneria e delle professioni sanitarie che possono contare sulle più alte retribuzioni: rispettivamente 1.717 e 1.509 euro. Retribuzioni superiori alla media anche per i colleghi dei gruppi economico-statistico, chimico e scientifico (superiore ai 1.500 euro per tutti).

Non raggiungono, invece, i 1.200 euro mensili le retribuzioni dei laureati dei gruppi psicologico, letterario e insegnamento. Percorsi, generalmente a prevalenza femminile, il cui sbocco professionale è relativo soprattutto al mondo dell'insegnamento, notoriamente non troppo generoso in termini di valorizzazione economica. Anche le retribuzioni dei laureati dei percorsi di educazione fisica e giuridico registrano valori nettamente inferiori alla media. La valutazione della spendibilità del titolo universitario sul mercato del lavoro e l'utilizzo delle competenze acquisite all'università confermano un quadro complesso e articolato. A cinque anni dal titolo, la laurea risulta infatti efficace per più della metà dei laureati indagati (54%).

I valori più elevati sono raggiunti tra i laureati del gruppo giuridico (71%), architettura e scientifico (64%, per entrambi). Seguono gli occupati nei gruppi chimico ed educazione fisica (63%, per entrambi), psicologico (62%), geo-biologico (61%), agraria (60%), ingegneria e insegnamento (59%, per entrambi).

Inferiori alla media invece i livelli di efficacia dei laureati del politico-sociale (35%), letterario (46%) e delle professioni sanitarie (48%; si tratta di laureati che utilizzano la laurea magistrale per progressioni di carriera interne all'azienda ospedaliera).

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