Passo dopo passo, l'inchiesta sugli attentati del 13 novembre a Parigi, rivendicati dall'Is, fa progressi e lascia trasparire un'organizzazione molto più complessa di quella che si poteva immaginare all'inizio. Una rete ramificata e molto ben organizzata che dimostra più che mai come gli attacchi di Parigi e quelli del 22 marzo a Bruxelles, siano da attribuire a una singola cella o un singolo progetto iniziale. E' quanto riporta il quotidiano francese 'Le Monde'.
Il sistema di nascondigli, attrezzati con ogni comfort e utilizzati a rotazione dai terroristi, il numero di uomini coinvolti, gli obiettivi programmati, confermano la pista di una cellula dalle ambizioni e dalle ramificazioni molto ampie, che fanno capire anche meglio come Salah Abdeslam sia riuscito nella fuga per quattro mesi.
La prova, scritta nero su bianco, è stata scoperta in un computer ritrovato alla fine di marzo, dopo gli attentati di Bruxelles, in un bidone dell'immondizia situato vicino a uno dei recenti nascondigli dei jihadisti, Schaerbeek, comune della capitale belga. Nel piccolo portatile sono state trovati molti, preziosi, indizi: testamenti, liste di bersagli da colpire (la zona della Defense, l'associazione Civitas, stranamente memorizzato in un file denominato 'Gioventù Cattolica, monarchico, punk') oltre a ricerche effettuate sul web su ordigni ed esplosivo. I terroristi si erano premurati di crittografare tutti i dati, ma è stato possibile ugualmente trascrivere un file.
