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Terrorismo: ecco i gruppi armati che si finanziano saccheggiando la natura

09 gennaio 2015 | 16.29
LETTURA: 5 minuti

Da Al-Quaeda a Al Shabaab i nuovi "bracconieri" sfruttano un mercato nero che vale tra i 70 e i 213 miliardi di dollari l'anno: il cosiddetto "wildlife trade", il traffico illecito di specie protette, dal legno all'avorio.

La mappa dei gruppi armati che si finanziano saccheggiando l'ambiente
La mappa dei gruppi armati che si finanziano saccheggiando l'ambiente

C'è un filo rosso che collega il terrorismo e i gruppi armati ai crimini di natura, primo fra tutti il commercio di specie selvatiche, il cosiddetto “wildlife trade”, che diventa per queste formazioni una fonte di finanziamento. Dai separatisti del Bangladesh affiliati di Al Qaeda al Lord Resistence Army, gruppo ribelle di guerriglia di matrice cristiana che opera principalmente nel nord dell'Uganda, nel Sudan del Sud, nella Repubblica Democratica del Congo e nella Repubblica Centrafricana; da Al Shabaab alla stessa Al-Quaeda.

Una mappa che non conosce confini e alimenta il terrore attraverso deforestazione e bracconaggio, dal mercato nero del legno a quello di specie protette e parti di animali, dall'avorio al corno di rinoceronte: un saccheggio di natura che secondo l'Unep (United nations environment programme) vale tra i 70 e i 213 miliardi di dollari l'anno. Grandi profitti, poco rischiosi e facilmente accessibili, che consentono ai terroristi di migliorare i propri armamenti, impegnarsi in costosi addestramenti, controllare con mezzi e risorse intere regioni, arruolare nuovi militanti e finanziare costose operazioni oltre i propri confini.

Tanto che nel 2013 il governo inglese ha inviato un rinforzo militare in Kenya per aiutare il paese a difendersi dai bracconieri collegati ad Al-Qaeda. A tracciare la geografia dei gruppi armati che attingono a piene mani i propri fondi da questo traffico, il Rapporto “Natura Connection” del Wwf. Eccoli.

I separatisti del Bangladesh si finanziano con il commercio dell’avorio, corni di rinoceronte, parti di tigre così come in India le milizie tribali, mentre nella Repubblica Centro Africana il Lord Resistence Army e gruppi di ribelli di diversa origine si finanziano con il commercio dell’avorio, come i gruppi ribelli dell'alleanza Seleka.

Un caso documentato nel 2013 dall’organizzazione Enough! è quello del parco di Garamba, nella Repubblica Democratica del Congo, di fatto controllato dall'esercito Lord Resistence Army che supera per numero, attrezzature e tecnologia i rangers deputati al controllo. All’interno del parco la formazione ha avviato un commercio di avorio che si alimenta con la popolazione di elefanti.

Al Shabaab e altre milizie somale si finanziano con il commercio dell’avorio di elefanti uccisi in Kenya e con il commercio del carbone prodotto illegalmente: diverse Ong impegnate nella lotta al bracconaggio e nella difesa dei diritti umani hanno rilevato che anche il tristemente famoso attacco al centro commerciale di Westgate a Nairobi nel settembre 2013, ad opera di Al-Shabaab, è stato in gran parte finanziato con il commercio illegale dell’avorio. Secondo l’Eal (Elephant action League) e l’Aaccord (African Centre for the Resolution of Disputes) il 40% dei finanziamenti del gruppo terroristico è legato al commercio illegale di avorio.

In Nigeria Boko Haram si finanzia con il commercio dell’avorio di elefanti bracconati in Camerun; i miliziani Janjaweed si finanziano con il commercio dell’avorio e del corno di rinoceronte di animali bracconati in paesi limitrofi (come la Repubblica democratica del Congo e la Repubblica Centro Africana).

Gruppi armati filo governativi, complici del genocidio in Darfur, si finanziano bracconando elefanti in Ciad, Camerun, Repubblica democratica del Congo e Repubblica Centro Africana; i Mai Mai con il commercio dell’avorio; in Mozambico il Gruppo di resistenza nazionale (Renamo) si finanzia con il commercio dell’avorio e corni di rinoceronte.

Poi ci sono i narcotrafficanti che stanno contribuendo alla deforestazione illegale di importanti zone e corridoi biologici del Centro-America e il network di Al-Quaeda che si finanzia con il commercio illegale di alcune risorse naturali fra cui l’avorio e diverse risorse forestali. Tanti gruppi armati che utilizzano illegalmente risorse minerali come gli idrocarburi e i giacimenti di minerali preziosi (diamanti, coltan, onice etc.), come fanno ad esempio i Talebani, che traggono interessanti profitti dall’estrazione e il commercio illegale di onice, e il gruppo terroristico dell’Isis che utilizza i pozzi di petrolio a proprio beneficio, per ritornare ad Al-Quaeda e i suoi profitti derivanti anche dal traffico di diamanti.

I Kmer rossi utilizzarono il legno delle foreste per finanziarsi e la stessa cosa è avvenuta in Birmania, in Costa d’Avorio e nelle recenti e drammatiche guerre del Congo. Ancora oggi è oggetto di denuncia il traffico di legna e carbone illegale che collega i territori controllati da Al Qaeda e i paesi oltreoceano. Oltre a sterminare elefanti e rinoceronti, ma anche ippopotami e gorilla, i gruppi armati commettono omicidi e violenze e ogni altra sorta di abuso sulle comunità civili.

Un gruppo di ricercatori di Berkeley ha da poco approfondito la relazione tra i crimini ambientali e la schiavitù infantile pubblicando i risultati su Science, a luglio del 2014: la manodopera infantile a basso costo diventa un importante strumento per contribuire al saccheggio di risorse sempre più scarse. Nel medio e lungo termine l’uso ed il commercio illegale di natura, ben sostenuto da gruppi armati e criminali locali e internazionali, destabilizza i paesi, annichilisce i sistemi legali, rafforza la corruzione, impedisce l’accesso democratico alle risorse, producendo in definitiva una vera e propria minaccia al benessere e allo sviluppo sostenibile dei paesi terzi.

Negli ultimi 10 anni più di mille rangers sono stati uccisi nel loro servizio in 35 paesi diversi. I gruppi armati perpetuano una strategia del terrore minacciando, torturando e seviziando i rangers impegnati nella lotta antibracconaggio.

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