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Terrorismo: Iacovino (CeSi), Khorasan è calamita per jihadisti da tutto il mondo

23 settembre 2014 | 13.10
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L'analista: ''E' nel network di Al Qaeda e riferimento per quanti vogliono andare a compiere il proprio Jihad in Siria. La minaccia all'America e all'Europa può venire da una lotta con Isis per avere la leadership all'interno del palcoscenico jihadista internazionale''

Terrorismo: Iacovino (CeSi), Khorasan è calamita per jihadisti da tutto il mondo

''Khorasan è una calamita per jihadisti provenienti da tutto il mondo'', perché ''è nel network di Al Qaeda e di fatto, accanto a Isis, il punto di riferimento per quanti vogliono andare a compiere il proprio Jihad in Siria''. In un'intervista all'Adnkronos Gabriele Iacovino, coordinatore degli analisti del Centro Studi Internazionali (CeSi) presieduto da Andrea Margelletti, decodifica così la minaccia terroristica del gruppo Khorasan, un nucleo transnazionale più pericoloso, sul piano operativo, dell'esercito di Abu Bakr al Baghdadi'', l'autoproclamato Califfo dello Stato islamico.

La situazione è fluida ma secondo fonti di intelligence, Khorasan potrebbe contare su circa 5.000 miliziani pronti a tutto, ed esperti di esplosivi. Ne fanno parte militanti arrivati dal Pakistan, dal Golfo Persico e dai Paesi nordafricani. Il gruppo è salito alla ribalta dell'universo jihadista negli ultimi 12 mesi e sarebbe concentrato nella pianificazione e realizzazione di attentati terroristici contro obiettivi statunitensi ed europei.

''In questo momento Isis rimane il gruppo più forte, dal punto di vista sia militare sia mediatico -spiega l'esperto del CeSi- ma Khorasan è sicuramente la realtà jihadista che potenzialmente può esprimere una minaccia ancora maggiore, a motivo dei legami della sua leadership con i capi di Al Qaeda''.

Colpire Is e Al-Nusra, obiettivo Usa non lasciare spazio a gruppi sul campo

''Khorasan è uno dei gruppi legati ad Al Qaeda, attivi in Siria -sottolinea Iacovino- un gruppo la cui importanza è legata soprattutto al leader, Muhsin al-Fadhli, vicino ad Osama bin Laden in Afghanistan, e poi mandato dalla leadership di Al Qaeda in Iran come facilitatore del gruppo nel Paese''. L'operativo di Al Qaeda un tempo apparteneva alla ristretta cerchia vicina allo sceicco del terrore, al punto che sarebbe stato uno dei pochi a conoscere in anticipo i piani per gli attacchi dell'11 settembre 2001.

''L'intervento americano -ragiona l'esperto del CeSi- andando a colpire non solo l'Isis ma anche Al-Nusra e Khorasan, dal punto di vista strategico punta a evitare che un eventuale indebolimento dell'esercito nero di Isis dopo i bombardamenti Usa, possa lasciare spazio ad altri gruppi sul campo, strettamente legati alla rete di Al Qaeda''.

Per il responsabile analisti del CeSi, ''l'organizzazione di Al Qaeda ha ancora una forza sullo scacchiere internazionale jihadista. E sta puntando anche su Khorasan per rialzare la testa dopo il terreno perso in casa ad opera di Isis''.

Minaccia viene da lotta con Isis per leadership su palcoscenico jihadista internazionale

''La minaccia all'America e all'Europa -mette in guardia Iacovino- può venire da una lotta tra i due gruppi, Isis e Khorasan per avere la leadership all'interno del palcoscenico jihadista internazionale. Gli attacchi terroristici potrebbero essere utilizzati come simbolo della propria forza e capacità operativa, rendendo concreta la minaccia del terrore contro l'Occidente''.

''Di fatto -è l'analidi del CeSi- le operazioni in Iraq e Siria si vanno a inserire in un contesto regolato da sottili equilibri. Un anno fa si parlava di un'operazione americana contro Assad; in questi giorni, invece, sono stati messi a segno una serie di raid che vanno a indebolire gli attuali nemici del regime di Damasco. Proprio la centralità di Siria e Iraq nello scacchiere mediorientale portano a pensare che i prossimi sviluppi si muoveranno nell'ottica di una ulteriore variazione degli equilibri. La stabilizzazione, perciò, non può che essere un percorso di lungo periodo''.

''La campagna militare della coalizione internazionale -rimarca Iacovino- è un passo importante ma non può essere l'unico per risolvere un problema complesso come quello di Isis e Al Qaeda in Siria e Iraq. C'è bisogno di un processo di stabilizzazione politica, e in questo percorso l'Italia e l'Europa possono avere un ruolo di leadership''. L'esperto del Centro Studi Internazionali invita a tenere alta la guardia: ''La situazione attuale può portare a minacce per la sicurezza dell'intera Unione europea. Occorre restare vigili -avverte Iacovino- per disinnescare una minaccia asimettrica che può colpire al cuore l'Occidente e portare morte''.

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