E’ stata fissata dalla Corte di Appello di Parigi per il 24 novembre prossimo la nuova udienza per l’ex militante delle Brigate Rosse Maurizio Di Marzio che ieri si è presentato davanti al giudice. La Difesa, nel corso dell’udienza, ha sostenuto che il mandato di arresto europeo nei confronti di Di Marzio era un "atto illegale e irricevibile" e ha sollevato la questione legata alla prescrizione "che è scattata secondo la legge italiana il 10 maggio", chiedendo, insieme alla Procura, "un ulteriore complemento di informazioni sulla procedura di estradizione che è incompleta".
Durante l'udienza, spiega all’Adnkronos l’avvocato di Di Marzio, Irene Terrel, "ho stigmatizzato il fatto che il mandato d’arresto europeo nei confronti di Maurizio Di Marzio era illegale, nullo e irricevibile. Il mandato europeo non può che riguardare fatti successivi al 1993 mentre per Di Marzio si tratta di fatti del 1981. E l’Italia lo sa perfettamente. Per andare più in fretta lo Stato italiano ha emesso un atto illegale. Tutto questo è stato evocato e stigmatizzato ieri durante l’udienza".
Nel corso dell’udienza Terrel ha sollevato anche la questione della prescrizione. "La prescrizione a Di Marzio secondo la legge italiana è scatta il 10 maggio scorso. E’ una procedura irregolare quella avanzata dall’Italia", sottolinea la legale dell’ex militante delle Br che deve ancora scontare un residuo di pena a 5 anni e 9 mesi di carcere per banda armata, associazione sovversiva, sequestro di persona e rapina.
"Abbiamo difficoltà a credere a questa vicenda delle prescrizioni che fluttuano a secondo dei ‘desiderata’ della politica", aggiunge Terrel. "E’ una procedura irregolare: la pena era estinta ma stranamente l’Italia l’11 maggio non ha ritirato la richiesta di estradizione come avrebbe dovuto fare e poi ha annunciato che è stata prorogata. La proroga è stata depositata l’8 luglio e il 9 luglio è stata avviata la procedura del mandato europeo per poter procedere all’arresto di Di Marzio", che poi è stato effettuato il 19 luglio.
"Avevo proposto a Di Marzio di costituirsi per ridurre i tempi. E’ una procedura irregolare. Siamo in una situazione grottesca", ribadisce Terrel. "Insieme alla Procura – sottolinea ancora l’avvocato – abbiamo chiesto un complemento di informazioni data la carenza del dossier inviato dall’Italia e anche ulteriori informazioni legate alla vicenda della prescrizione che non è completa: manca la decisione, il testo di legge. E’ incredibile. Sembra veramente una caricatura".
Come per gli altri 9 ex terroristi italiani la Difesa, in particolare, sostiene che sia stato violato l’articolo 12 della convenzione europea di estradizione firmata a Parigi il 13 dicembre 1957 e che prevede in particolare l'originale o la copia autentica sia della sentenza di condanna esecutiva sia del mandato di cattura o di qualsiasi altro atto avente la stessa efficacia, rilasciato nelle forme prescritte dalla legge dalla parte richiedente; una esposizione dei fatti per i quali l’estradizione viene richiesta; il tempo e il luogo della loro consumazione; la loro qualificazione giuridica e i riferimenti alle disposizioni di legge loro applicabili da indicare con la massima esattezza possibile; una copia delle disposizioni di legge applicabili o, nel caso che ciò non fosse possibile, una dichiarazione sulle norme applicabili, nonché i dati segnaletici più esatti e qualsiasi altra informazione atta a determinare le sue identità e nazionalità.
Di Marzio, 61 anni, origini molisane, era attivo nella colonna romana delle Br. Era stato fermato già nell’agosto del 1994 in Francia, sempre su richiesta dell'Italia, e l'anno dopo, la Corte d'appello espresse parere favorevole all'estradizione ma il decreto governativo non fu mai firmato in virtù della Dottrina Mitterrand. Il suo nome è legato in particolare all'attentato al dirigente dell'Ufficio provinciale del collocamento di Roma, Enzo Retrosi, nel 1981, e al tentato rapimento del prefetto Nicola Simone, all'epoca vicecapo della Digos nella Capitale.
Lo scorso 29 settembre la Corte ha rigettato la questione di legittimità costituzionale avanzata dalle difese e deciso di rinviare al 12 gennaio prossimo l'udienza per altri 7 ex terroristi italiani (l'ex militante dei Proletari armati Luca Bergamin, l'ex Br Giovanni Alimonti, l'ex militante di Autonomia Operaia Raffaele Ventura, le ex militanti delle Brigate Rosse Roberta Cappelli e Marina Petrella, l'ex membro dell'organizzazione dei Nuclei armati contropotere territoriale Narciso Manenti e l’ex brigatista Enzo Calvitti).
La Corte ha chiesto all'Italia un ulteriore complemento di informazioni sulle domande di estradizione. La Corte ha dato tempo all'Italia fino al 5 dicembre per presentare il complemento di informazioni richiesto. Per Giorgio Pietrostefani, l'ex militante di Lotta Continua, che non sta bene ci sarà una udienza il 5 gennaio prossimo. Terrel è l'avvocata francese di sette dei dieci ex militanti fermati in Francia: Giorgio Pietrostefani, Roberta Cappelli, Marina Petrella, Narciso Manenti, Luca Bergamin, Giovanni Alimonti e Maurizio Di Marzio.