"Diffondere la fratellanza e spiegare bene cosa sia l'Islam", una religione "contraria al terrorismo". Questa la strategia da mettere in campo per sconfiggere lo Stato islamico (Is) secondo Jawad al-Khoei, segretario generale della Fondazione al-Khoei di Najaf, nel sud dell'Iraq, intervistato da Aki-Adnkronos International.
Per il religioso sciita, alla guida della fondazione che rappresenta l'ayatollah Ali al-Sistani (guida spirituale degli sciiti iracheni) in Gran Bretagna, le aggressioni dei jihadisti alle minoranze in Siria e Iraq "non hanno un timbro religioso" perché "il terrorismo non distingue tra musulmano e cristiano, sunnita e sciita. Non si tratta di una guerra di religione, ma per il potere".
A margine del convegno 'Cattolici e Sciiti - Responsabilità dei credenti in un mondo globale e plurale', organizzato a Roma presso la Comunità di Sant'Egidio, al-Khoei dichiara che "tutto il popolo iracheno, non solo gli sciiti" sono contro il terrorismo. "Ci sono molti gruppi che stanno combattendo l'Is e il terrorismo - afferma - E non è vero che la maggior parte di questi combattenti sono sciiti".
In merito quindi alla situazione in Iraq, paese da anni dilaniato da profondi conflitti settari, al-Khoei sostiene che la responsabilità di "costruire" la pace nel paese è di tutti, dai capotribù agli intellettuali, "non solo del governo", ma "la responsabilità più grande ce l'hanno le autorità religiose" per la loro influenza sulla popolazione.
Il religioso sciita condanna infine l'attacco contro i turisti stranieri al Museo del Bardo a Tunisi, spiegando che si tratta di un atto "da condannare, ma non perché è accaduto in un paese arabo o islamico. Queste azioni terroristiche devono essere condannate ovunque si verifichino, in America, a Parigi, in Occidente o in Europa", conclude.
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