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Terrorismo, Torregiani: "Battisti declassificato e io disabile 'ai domiciliari' per sequestro auto"

05 ottobre 2022 | 13.35
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Rimasto paralizzato nell'agguato dei Pac in cui morì il padre, 'quella macchina con comandi speciali è un bene di primaria necessità, senza sono prigioniero'

(Alberto Torregiani - Fotogramma)
(Alberto Torregiani - Fotogramma)

Prigioniero in casa a causa di due violazioni del codice della strada finite con il sequestro dell'auto ai fini della confisca. Accade ad Alberto Torregiani, figlio di Pierluigi Torregiani, ucciso 40 anni fa da un commando dei Pac davanti alla gioielleria di famiglia e a sua volta rimasto ferito tanto da essere costretto su una sedia a rotelle, protagonista di una vicenda per la quale da quattro mesi si batte alla ricerca di una soluzione. "Mi sento agli arresti domiciliari - racconta all'Adnkronos Torregiani - per aver violato il codice della strada nell’aver usato la macchina sotto fermo amministrativo. Una macchina adibita ad uso esclusivo per disabili".

Già perché la stessa sanzione e il fermo di un veicolo permetterebbe a chiunque altro non sia costretto, come lui, su una sedia a rotelle di guidare un'altra auto, di andare in giro a piedi o magari di prendere un autobus. Al contrario, nel suo caso, rinunciare all'auto adibita alla guida, grazie a comandi appositi, significa non avere altri mezzi per potersi spostare.

"Un mezzo che non è un bene di lusso ma che rientra, come la Legge prevede, a mezzo di primaria necessità. Infatti, secondo la giurisprudenza, il veicolo di un disabile, allorquando abbia come destinazione d’uso la mobilità dello stesso, può essere equiparato a un mezzo di soccorso. Anche se non vi sono disposizioni, secondo i giudici è illegittimo il fermo amministrativo sull’auto del disabile", osserva Torreggiani sottolineando di aver passato "giorni in Prefettura, dal giudice di Pace, a spiegare, a mostrare l’erroneo danno nell’emettere un provvedimento dove il punto focale è l’illegittimità nei confronti di un disabile". Eppure, sottolinea Torregiani, davanti si è trovato solo un "muro di gomma". Le violazioni, ammette Torregiani, ci sono state ma "le multe sono state subito pagate, possibile ora non ci sia una soluzione per dissequestrare l'auto, unico modo che io ho per potermi spostare?".

Ecco allora che, a pochi giorni dalla declassificazione del regime di carcerazione di Cesare Battisti da alta sicurezza a comune, la rabbia del figlio dell'orefice Torregiani monta: "Cesare Battisti ha due ergastoli e 40 anni di latitanza, ha fatto richiesta di declassamento della pena e gli è stata concessa. Nel mio caso non è possibile trovare una soluzione per declassare il sequestro e poter tornare in possesso della macchina? - si chiede - L'auto per me è libertà, mi permette di muovermi invece mi trovo bloccato in casa, mi sento agli arresti domiciliari. E' assurdo che si metta il disabile in una condizione ancora più limitativa di quella che vive".

"Sono agli arresti domiciliari, negato di quella autonomia che già labile porta un disabile a vivere in mille difficoltà - sottolinea Torregiani - E rivolgo lo sguardo a tutti quei disabili e non solo, che non hanno voce, che non possono 'permettersi' di bussare le porte del potere, che vengono chiamati in causa solo quando fa comodo, la dignità dei quali è calpestata perché figli di un Dio minore e mi si stringe il cuore nel vedere quanto distante anni luce sia ancora l’inclusione. Volevo farvelo sapere. Perché io ho quel barlume, quella voce ma che ho scoperto essere sommersa quando negli sguardi degli interlocutori ho visto la totale indifferenza. Che sia chiaro; nessun pietismo, nessun favore. Solo il diritto attribuito".

Torregiani si scaglia infatti contro "un buco legislativo" che non considera la situazione differente vissuta da un disabile mentre sono previste "tutele e diritti quando si tratta di un fermo amministrativo dovuto a debiti intercorsi, le classiche cartelle esattoriali e l’auto è stata acquistata con le agevolazioni fiscali previste dalla legge 104 per i portatori di handicap".

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