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Terroristi arrestati in Francia, Sofri: "Non voglio commentare"

28 aprile 2021 | 11.58
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Poi l'intervento sul Foglio: "Che ve ne fate ora di questi ex terroristi?"

(Fotogramma)
(Fotogramma)

"Perderesti il tuo tempo, non voglio commentare". Così, Adriano Sofri, con cortesia, ma con decisione, risponde all'Adnkronos che lo ha contattato per un commento sugli arresti in Francia degli ex brigatisti e del cofondatore di Lotta Continua Giorgio Pietrostefani, condannato insieme allo stesso Sofri quale mandante dell'omicidio nel 1972 del commissario Luigi Calabresi.

Poi, nel tardo pomeriggio, l'intervento sul Foglio: "Mercoledì mattina un’operazione congiunta di polizie e intelligence francesi e italiane – una retata, in ora antelucana, come da regolamento – ha portato all’arresto di 7 ex terroristi' a Parigi. Bravi! E adesso che ve ne fate?", chiede Sofri, che continua: "La sporca decina che oggi fa i titoli di testa è il fondo del barile".

"Ho un paio di osservazioni generali, suscitate dal battage dei giorni precedenti il 'blitz'. La prima, sul numero dei ricercati: 11 (undici), ridotti nel giro di pochi giorni a 10 (dieci) forse perché per uno di loro era intervenuta la prescrizione, imminente anche per altri", scrive Sofri sul quotidiano diretto da Claudio Cerasa.

"Ora -prosegue Sofri sul Foglio - gli italiani riparati in Francia durante o dopo gli anni cosiddetti di piombo erano stati alcune centinaia. Dove sono andati a finire? Non sono abbastanza al corrente della questione. A occhio direi che uno (1), Paolo Persichetti, fu estradato con un vero colpo di mano delle polizie francese e italiana: è oggi libero, trovate in rete adeguate ricostruzioni della sua vicenda. Alcuni, pochi, vennero spontaneamente a consegnarsi in Italia, come Toni Negri. E la moltitudine restante? Molti sono stati prescritti, alcuni sono morti di vecchiaia o di malattia, uno si è ucciso poco fa buttandosi giù da una finestra. La sporca decina che oggi fa i titoli di testa è il fondo del barile", scrive il cofondatore di Lotta Continua.

"La cosiddetta 'dottrina Mitterrand', che è stata in realtà la pratica di Mitterrand, di Chirac, di Sarkozy, di Hollande e, fino a ieri, di Macron, ha realizzato il fine più ambizioso e solenne che la giustizia persegua: il ripudio sincero della violenza da parte dei suoi autori, e così, con la loro restituzione civile, la sicurezza della comunità. La Francia repubblicana è riuscita dove il carcere fallisce metodicamente", scrive ancora.

E' Giorgio Pietrostefani, "già condannato a 22 anni come mandante dell’omicidio Calabresi", il "piatto forte" della retata in Francia, sottolinea ancora Sofri, che continua: "I titoli ne sono così inebriati da dimenticare ancora una volta che i giudici del nostro processo, pur temerari, rinunciarono a invocare nei nostri confronti l’aggravante del terrorismo".

"Da quando ho ricevuto la notizia del suo arresto sono combattuto fra due sentimenti opposti, quasi cinici: la paura che muoia nelle unghie distratte di questa fiera autorità bicipite transalpina e cisalpina, e un agitato desiderio che torni in Italia. Un desiderio da vecchio amico, e anche lui è vecchio, forse ce l’ha anche lui un desiderio simile", continua.

"La sua condizione sanitaria è cronicamente arrischiata, e il suo avvocato provvederà, o avrà già provveduto, a documentarla al giudice. Pietro vive di lunghi ricoveri regolari e di improvvisi ricoveri d’urgenza, oltre che di quotidiani farmaci vitali. Ha in programma di qui a poco un ennesimo intervento di riparazione nel suo ospedale parigino", scrive ancora Sofri.

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