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Terzo Polo, tra Calenda e Renzi prime crepe

18 ottobre 2022 | 19.04
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Tra caso consultazioni al Colle e rumors su frizioni per vicepresidenze alle Camera. Ma i centristi rischiano zero nomine. "Pd e M5S vogliono tutto loro"

Terzo Polo, tra Calenda e Renzi prime crepe

Non sarà gelo ma qualche malumore c'è in casa Terzo Polo. A quanto riferiscono fonti di primo piano all'Adnkronos, la questione della delegazione al Colle avrebbe creato un corto circuito tra i due leader di Azione e Italia Viva. Nello specifico si racconta che in un colloquio tra i due, Matteo Renzi avrebbe avanzato l'ipotesi di 'saltare' la consultazioni ma senza che la cosa venisse definita. Un'ipotesi, insomma. Ma poi Carlo Calenda l'ha raccontata come cosa fatta. Una mossa non del tutto gradita.

Quando ci saranno le consultazioni “Renzi non sarà fisicamente presente”, dice Matteo Richetti di Azione. Da Italia Viva in realtà la cosa non è confermata. Comunque la parola d’ordine per tutti è che non ci sono tensioni, ne tantomeno ‘gelo’. “Ma se Calenda e Renzi erano al telefono insieme mentre usciva quel titolo...”, dice Richetti alludendo al titolo sul sito di Repubblica. “Notizia inventata”, twitta il leader di Azione. E oggi, fanno notare ambienti renziani, "i capigruppo sono stati eletti all'unanimità. Nessuna tensione".

C’è però chi sostiene che ci siano anche altri motivi di frizione. I nomi per le vicepresidenze delle Camere. Uno scontro al femminile tra Maria Elena Boschi (che Renzi propone per diversi ruoli), Maria Stella Gelmini e Mara Carfagna. Questione superata dal fatto - denunciato dallo stesso Terzo Polo- che non dovrebbero esserci vice assegnati ai centristi domani.

“Pd e M5S si prendono tutto. Ci resterà solo un segretario d’aula alla Camera perché lo impone il regolamento - attacca un big renziano - e dicono che è una questione di numeri. Ma se nella scorsa legislatura Fdi ha avuto il vicepresidente col 4 per cento… Ma la legislatura è lunga, ci saranno altre nomine e restituiremo il favore”. L’accenno, neanche tanto velato, è alla commissioni di garanzia. Nello specifico la presidenza di Copasir e Vigilanza Rai.

Uno snodo che i dem guardano con una certa apprensione. “Li non c’è il voto dell’aula ma di una commissione di 10 persone…”. E basterebbe poco per apparecchiare un eventuale vendetta.

Enrico Letta oggi ha messo in guardia così i parlamentari Pd: “La scelta al Senato è stata di scarsissima intelligenza politica. C'era la possibilità di mettere in difficoltà subito la maggioranza, ma c'è chi ha deciso e pensato a piccoli giochi e scambi. Non sfugge il fatto di avere alla presidenza delle principali commissioni bicamerali un esponente dell'opposizione: una cosa sono i presidenti in grado di far ballare la maggioranza, altra cosa se sono eletti con il concorso e la connivenza della maggioranza. Questo ha bisogno di una grande capacità di gestire con disciplina i passaggi delle prossime ore”.

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