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Thailandia, colpo di Stato militare: sospesa la Costituzione e imposto il coprifuoco

22 maggio 2014 | 15.35
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L’annuncio di Prayuth in diretta tv dopo un incontro tra le diverse fazioni. Oscurati i media e vietati gli assembramenti di più di cinque persone. I leader politici sono stati condotti in una base dell’esercito. La cronologia degli eventi fino al golpe

Thailandia, colpo di Stato militare: sospesa la Costituzione e imposto il coprifuoco

Dopo mesi di tensioni politiche, l’esercito thailandese ha preso oggi il potere con un colpo di Stato. La costituzione è stata revocata, è stato imposto un coprifuoco notturno dalle 22 alle 5 del mattino, sono stati vietati gli assembramenti di più di cinque persone e interrotte le trasmissioni radio e Tv. Ad annunciare il golpe in televisione è stato il capo dell’esercito, generale Prayuth Chan-ocha, che lunedì aveva già imposto la legge marziale. “Il Consiglio nazionale per il mantenimento della pace e l’ordine ha preso il potere alle 16.30 del 22 maggio”, ha dichiarato Prayuth, fiancheggiato dai capi di aviazione e marina. Il generale ha dichiarato di aver agito per impedire ulteriori violenze e danni alla proprietà dopo mesi di forti tensioni politiche. Ieri Prayuth aveva convocato tutte le fazioni presso il Club dell’esercito a Bangkok nord per trovare una soluzione alla crisi politica. Ma l’incontro, proseguito oggi, non ha dato esito. Dopo che il generale ha abbandonato il Club per annunciare il colpo di Stato, i partecipanti al dialogo sono stati condotti in una base militare.

Si tratta di una quarantina di persone fra rappresentanti del governo ad interim, del partito al governo Pheu Thai, del Partito Democratico all’opposizione, del movimento filo governativo delle ‘camicie rosse’ Fronte unito per la democrazia contro la dittatura (Udd) e di quello anti governativo Comitato del popolo per la riforma democratica (PDRC), della Commissione elettorale e alcuni senatori. Mancava il primo ministro ad interim Niwattumrong Boonsongpaisan. L’esercito ha emanato un ordine che gli intima di consegnarsi alle autorità. Il generale Prayuth ha promesso riforme politiche e dichiarato che il golpe non avrà conseguenze sui rapporti con i paesi alleati. La costituzione, che era stata tracciata dal governo nominato dai militari dopo il golpe del 2006, è stata revocata, con l’eccezione dell’articolo 2 che dichiara la Thailandia una democrazia con una monarchia costituzionale retta dal re. I tribunali e il Senato continueranno a funzionare. La Camera era stata sciolta in dicembre quando l’ex primo ministro Yingluck Shinawatra aveva convocato elezioni anticipate a febbraio. Boicottate dall’opposizione, che ha impedito l’accesso a molti seggi, le elezioni sono state poi invalidate. I militari che, fin dalla proclamazione della legge marziale, erano stati dislocati nei principali punti di Bangkok, hanno disperso oggi l’accampamento di “camicie rosse” che da varie settimane manifestava a favore del governo nella parte ovest della capitale.

Il dodicesimo colpo di stato militare riuscito degli ultimi ottanta anni in Thailandia giunge dopo mesi di instabilità politica iniziati a novembre con grandi manifestazioni antigovernative a Bangkok e l’occupazione di alcuni ministeri. Le elezioni anticipate convocate dalla primo ministro Yingluck Sinawatra non hanno placato l’opposizione, che chiedeva prima un programma di riforme. Dopo che il voto è stato invalidato, ai primi di maggio Yingluck è stata destituita dalla Corte suprema per abuso di potere. La vicenda è l’ultimo capitolo dello scontro politico che oppone da anni sostenitori e detrattori del miliardario populista Thaksin Shinawatra. Sostenuto dalle classi rurali, specialmente i coltivatori di riso del nord, Thaksin è detestato dall’establishment e le classi urbane. Eletto trionfalmente nel 2001 e nel 2005, Thaksin è stato rovesciato da un golpe militare nel 2006 dopo ampie proteste di piazza a Bangkok. Ma il governo di tecnocrati imposto dai militari non ha prodotto grandi risultati e l’anno successivo ha vinto un partito pro Thaksin. L’ex primo ministro è stato poi condannato a due anni di carcere per abuso di potere ed è fuggito all’estero. Intanto il partito a lui vicino è stato messo al bando, mentre saliva al potere il Partitito Democratico. Nel 2010 le camicie rosse hanno invaso a lungo Bangkok a sostegno di Thaksin e nella repressione condotta dall’esercito vi sono stati 92 morti. Alle successive elezioni, nel luglio 2011, ha vinto il partito Pheu Thai della sorella di Thaksin, Yingluck.

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