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Thyssen, pg Cassazione: "Non fu omicidio volontario, confermare pene ridotte"

24 aprile 2014 | 14.35
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Thyssen, pg Cassazione:

Non ci fu omicidio volontario nel rogo alla Thyssenkrupp di Torino in cui morirono 7 operai nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007. Lo ha sostenuto il sostituto procuratore generale della Cassazione, Carlo Destro, sollecitando i giudici delle sezioni unite penali di piazza Cavour, il rigetto del ricorso della Procura di Torino e dei 6 imputati.

In particolare il pg della Suprema Corte ha chiesto di convalidare le pene ridotte accordate dalla Corte d'Assise d'Appello di Torino il 28 febbraio 2013. Se la Cassazione confermasse, sarebbero da convalidare i 10 anni di reclusione all'ex ad Herald Espehnham; 8 anni all'allora responsabile della sicurezza Cosimo Caffueri; 8 anni e mezzo al responsabile dello stabilimento Raffaele Salerno; 7 anni ciascuno ai membri del Comitato esecutivo Gerald Priegnitz e Marco Pucci e 9 anni all'allora dirigente con funzioni di direttore e competenza negli investimenti Daniele Moroni.

Il dibattito davanti alle sezioni unite della Cassazione è tutto incentrato sulla esatta differenza tra dolo eventuale e colpa cosciente. In primo grado, l'amministratore delegato aveva riportato una condanna superiore perché era stato riconosciuto l'omicidio volontario. Accuse e condanne che in secondo grado si sono ridotte perché il reato è stato derubricato e si è passati da una responsabilità a titolo di dolo eventuale a una responsabilità a titolo di colpa cosciente.

Ebbene, secondo il pg Destro la sentenza di merito deve essere confermata perché le motivazioni sono ''logiche, complete e tranquillanti sulle responsabilità di tutti gli imputati''. Tuttavia, secondo il pg non si può parlare di omicidio volontario. ''La Procura - ha detto Destro - avrebbe dovuto adottare la stessa imputazione per tutti gli imputati''. A suo dire, dunque, tutti e 6 gli ex manager devono rispondere di ''omicidio colposo. Perché - ha spiegato - affinché ci sia dolo occorre accettare l'evento. Non basta il semplice pericolo dell'evento morte e in questo caso non abbiamo la prova che si sia agito per determinare la morte dei 7 operai''.

Certamente, ha dato atto la pubblica accusa di piazza Cavour, ''tutti gli imputati sono colpevoli per imprudenza e negligenza ma questo non significa che abbiano voluto causare volontariamente la morte''. A detta della pubblica accusa della Cassazione anche gli interventi che hanno risparmiato in sicurezza non dimostrano una volontarietà dell'azione. Secondo il pg Destro, inoltre, la sentenza di merito ha fornito ''motivazioni corrette e congrue'' nel dire no alle attenuanti generiche e ha bollato come ''del tutto gratuita'' la tesi avanzata da alcuni difensori sul fatto che per alcuni imputati la pena sarebbe stata calcolata in maniera superiore al dovuto.

I giudici delle sezioni unite penali della Cassazione contano di riunirsi in Camera di Consiglio per le 18. E' la previsione fatta dal primo presidente della Suprema Corte Giorgio Santacroce che presiede l'udienza. Dopo la breve requisitoria del pg Destro, prenderanno la parola i 12 legali che rappresentano gli imputati nel processo.

Davanti al palazzo della Cassazione una delegazione dei parenti delle vittime chiede 'giustizia'. Nell'Aula di Piazza Cavour c'è anche Antonio Boccuzzi, sopravvissuto al rogo avvenuto nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007.

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