Un cda che nonostante le attese è filato via liscio con un clima che, rispetto ai rumors della vigilia, è stato migliore di quanto fosse prevedibile dopo i conti della trimestrale e la richiesta di fare un punto sulle strategie di Tim avanzata da due consiglieri espressi da Vivendi e tre indipendenti. Il socio francese non fa mistero di essere insoddisfatto dei risultati, ma ad oggi, a parte il confronto sui dati, questo non si è tradotto in richieste specifiche e nessun ribaltone è all'orizzonte.
In una nota diffusa dopo il board, che dalla tarda mattinata si è concluso intorno alle 17, Tim spiega di aver "definito il percorso per la preparazione e condivisione del Piano Strategico 2022-2024 da approvare nella riunione del Consiglio del prossimo febbraio". E fa una precisazione ulteriore sulla rete: "non è in corso alcuna negoziazione relativa alla rete o altri asset strategici". Questo rispondendo a distanza alle indiscrezioni su un riaccendersi dell'attenzione sul dossier per la rete unica (con Tim che sarebbe stata disponibile a scendere sotto il controllo) o sui rumours circa l'interesse di Kkr, già socio di Fibercop, per un aumento della quota nella rete secondaria.
Proprio oggi, in tema di rete in fibra, la Commissione Europea ha dato il via libera, senza condizioni, all'operazione che trasferisce il controllo di Open Fiber da Cdp ed Enel alla stessa Cassa Depositi e Prestiti, al 60%, e al fondo australiano Macquarie per il restante 40%. Il riassetto di Open Fiber, nata come una jv tra Cdp e Enel, è stato a più riprese messo in collegamento con l'ipotesi di 'rete unica'. Il 31 agosto del 2020 una lettera di intenti siglata fra Cdp e Tim puntava alla nascita di AccessCo, società aperta anche ad altri investitori e destinata a gestire l'infrastruttura.