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Lavoro: Tiraboschi, Germania come modello? vedremo se è annuncio o svolta vera

02 settembre 2014 | 16.22
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Il giuslavorista: un tema complesso come quello delle riforme del lavoro che non può essere, ancora una volta, circoscritto all’annoso quanto inconcludente tema dell’articolo 18 e della libertà di licenziare.

Michele Tiraboschi - (foto Labitalia)
Michele Tiraboschi - (foto Labitalia)

"Scopriremo nei prossimi giorni se si tratta dell’ennesimo annuncio di una politica che vive di tweet e si brucia nello spazio di tempo di una conferenza stampa o se, invece, questa ennesima dichiarazione possa rappresentare una svolta per far decollare un tema complesso come quello delle riforme del lavoro che non può essere, ancora una volta, circoscritto all’annoso quanto inconcludente tema dell’articolo 18 e della libertà di licenziare".

Così Michele Tiraboschi, giuslavorista, Direttore del Centro Studi Internazionali e Comparati Marco Biagi dell’Università di Modena e Reggio Emilia e Coordinatore del comitato scientifico di Adapt, a proposito delle frasi pronunciate da Matteo Renzi a proposito della Germania come modello da seguire per il lavoro.

"Il principale insegnamento della lezione tedesca -prosegue Tiraboschi che ha pubblicato un Bollettino Speciale Adapt sul tema '#Germania: un modello per il #lavoro?'- è questo: un Paese solo pochi anni fa indicato come il grande malato d’Europa che è riuscito in pochi a rilanciare imprese e occupazione tramite il rinnovamento del sistema di relazioni industriali, un apparato burocratico efficiente, un sistema di transizione scuola lavoro mirato agli interessi dei giovani e delle imprese e una logica di partenariato tra imprese che ha visto nello staff leasing un perno della specializzazione produttiva e della catena di creazione di valore". "Sono state ben quattro le riforme del mercato del lavoro approvare nel corso degli ultimi quattro anni -ricorda Tiraboschi- e ora ci apprestiamo a una nuova fase ravvivata dalle dichiarazioni del Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che dopo essersi inizialmente interessato del modello spagnolo ha proprio ieri cambiato radicalmente prospettiva richiamando la Germania come modello da seguire e a cui ispirarsi"

La riforma Biagi "per un tratto significativo, -osserva lo studioso che di Biagi è stato allievo e collaboratore- ha proceduto in parallelo con le note riforme Hartz del lavoro per poi rimanere bloccata anche a causa di veti e contrapposizioni ideologiche che non hanno invece mai rallentato il processo riformatore tedesco ispirato dai principi di collaborazione tra capitale e lavoro e partecipazione dei lavoratori".

A questo "si sono affiancati interventi significativi sulla contrattazione aziendale, la riduzione dell’orario di lavoro per gestire la crisi, lo staff leasing, il salario minimo e provvedimenti storici come il celebre sistema duale tedesco di formazione che ha consentito, tramite l’apprendistato scolastico, un contenimento della disoccupazione giovanile e alti livelli di competenza e produttività della forza lavoro tedesca", conclude Tiraboschi.

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