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Torino, rientra in fabbrica dopo trapianto di fegato e viene licenziato

08 marzo 2017 | 21.26
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(Fotogramma)
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Sciopero di solidarietà, due ore per turno, oggi in un'azienda metalmeccanica del torinese, promosso da Fim, Fiom e Uilm per solidarietà nei confronti di un lavoratore che, rientrato in fabbrica dopo diversi mesi per un trapianto di fegato, ha scoperto di essere stato licenziato perché impossibilitato a svolgere la mansione precedente all'operazione. A spiegarlo sono i sindacati secondo cui l'adesione allo sciopero è stata molto elevata.

''Si è trattato di uno sciopero di solidarietà ma anche di un segnale che i lavoratori hanno voluto dare - spiega Edi Lazzi della Fiom - sostenere che in un'azienda che occupa circa 700 addetti non ci sia una mansione adatta al lavoratore rientrato dopo la convalescenza ci sembra un po' pretestuoso. Ci auguriamo che l'azienda riveda la decisione e che prevalga il buon senso, in caso contrario il licenziamento verrà impugnato''.

''Il licenziamento del lavoratore torinese, al suo ritorno in fabbrica dopo un trapianto di fegato, è indegno'' commenta in una nota Cesare Damiano, presidente della Commissione Lavoro della Camera.

"Si tratta - spiega - di un gesto riprovevole, che non ha alcuna possibile spiegazione, se non quella di un tipo di gestione aziendale irresponsabile. Nel licenziare il lavoratore, al quale va tutta la mia vicinanza e la mia solidarietà, l'azienda ha dimostrato di non tener conto dei più elementari diritti dei lavoratori. Ci auguriamo che ritorni sui suoi passi e si sforzi di trovare una soluzione adeguata alle attuali condizioni fisiche del lavoratore, dal momento che quello dell’azienda è in questo caso un comportamento discriminatorio”.

''Bene, dunque, hanno fatto le organizzazioni a indire uno sciopero di due ore su tutti i turni. Oltre che un gesto utile a spingere l’azienda a rivedere la sua decisione, i lavoratori hanno compensato con la loro solidarietà la vergognosa mancanza di umanità di cui si è macchiata l'azienda'', conclude.

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